CronacaPerché ci schieriamo col più debole?

il punto di vista di larablogger

Perché ci schieriamo col più debole?

l'interessante analisi della blogger Lara Torres

Inserito da (admin), venerdì 28 settembre 2018 16:57:15

In realtà il titolo originale di questo interessante articolo è privo del punto interrogativo "Perché ci schieriamo col più debole" che noi abbiamo aggiunto solo per enfatizzare la pragmatica e pungente analisi di Lara Torres all'interno del suo blog uMORE bENIGNO (siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i bisogni).

Non aggiungiamo altro invitandovi a leggere il testo originale dell'autrice riportato di seguito integralmente:

"Ho sempre sostenuto che sia molto più facile tifare per i più deboli. "Naturale", direte voi.

E io vi dico che naturale non è, perché dietro questa parvenza di compassionevole solidarietà, si cela molto spesso, in verità, la paura. La paura del più forte.

Supportare chi sta attraversando un momento di sconforto, un fallimento, un licenziamento, un amore finito, è comodo, oltre che più facile. Il supporto arriva dall'alto, destinato a chi sta peggio di noi, categoria a cui è più facile sorridere, con quella smorfia a metà tra la commiserazione e "menomale che non sta toccando a me".

La scelta del sostegno del più "debole" è la via più semplice perché non implica la messa in discussione dei propri limiti ponendoci in una condizione di superiorità emotiva o fisica; crea quindi il giusto distacco utile a scongiurare il pericolo che quella stessa sorte possa capitare a te.
Molto più autentico è sostenere il successo di qualcuno a noi vicino, condividerne le gioie, dispensare pacche sulle spalle, anzi meglio abbracci, e parole di sincera compartecipazione.

E parlo di entusiasmo sincero, non quello dell'opportunista affetto da sindrome recidivante del pendolarismo da carro del vincitore.

Fateci caso. Pensate a qualcuno che si è guadagnato da vivere onestamente, magari venuto dal basso e che ora è ricco e all'apice del successo. Lo stimereste davvero o tendereste più a invidiarlo con una buone dose di astio?
Pensate se il vostro migliore amico con cui avete condiviso lo stesso percorso di studi vi raccontasse di essere stato assunto da Google a 5mila euro al mese. Sareste sinceramente felici per lui o sotto sotto cerchereste di capire perché lui è stato baciato dalla fortuna e voi no?

Si, perché se qualcuno gode di benefici a noi sconosciuti, quasi sempre ne riconosciamo la fortuna di congiunture astrali favorevoli e in rari casi la bravura.
E per l'amico sfigato invece pacche di spalle a gogo e "usciamo a bere una birra una sere di queste" che gli alcolisti anonimi sono dietro l'angolo.

Compatire il dolore è più facile che condividere le gioie. Ma le dicotomie non hanno mai particolarmente giovato alle dinamiche sociali.
Non dovremmo mai dimenticare che quello che ai nostri occhi è "il più forte", potrebbe celare voragini di debolezze ben camuffate da vezzi carismatici, che magari la birra pur di non sentirsi solo, lui sì che ve la offrirebbe volentieri.

Voler bene a qualcuno significa volere "il bene" di qualcuno. E se così non fosse, almeno evita di dispensare tvb.
Che poi è la stessa regola semplice semplice che vale per il sentimento d'amore.
Ma sul delicatissimo equilibrio tra l'amore per se stessi e l'amore per gli altri dovremmo scomodare un bel po' di manuali, e neanche basterebbero.

E' venuta fuori la paternale da guru motivazionale che Montemagno levati.
Un po' mi detesto, lo ammetto. Mi do due pacche sulle spalle da sola.

In una famosissima canzone dei Depeche Mode, il ritornello dice:
Ma prima che tu arrivi a qualche conclusione
Prova a camminare nelle mie scarpe
Inciamperai nei miei passi."

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