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11 secoli di Storia

Storia e memoria di Positano

Come si arrivava a San Sebastiano? Nuove ipotesi tra foto, ricordi e percorsi scomparsi

A partire da una domanda posta da Daniele Esposito, l’autore ritorna sul tema dell’accesso alla chiesa di San Sebastiano, integrando le ricerche del libro con foto d’epoca, testimonianze e osservazioni dirette. Tra vialetti, terrazze, scalinate e ambienti ormai trasformati, emerge un quadro affascinante della Positano che fu — e di un modo di vivere gli spazi che oggi sembra lontano, ma che ci parla ancora.

Inserito da (Admin), giovedì 7 agosto 2025 11:29:05

Tutte le strade per San Sebastiano

(Cfr. testo base pagg. 175ss)

di don Angelo Raffaele Celentano

Chi ha letto con attenzione il libro di cui parliamo senza citarlo, ricorderà la fatidica domanda che Daniele Esposito mi fece una sera con riferimento al rudere di S. Sebastiano: «Da che parte ci arrivavano i fedeli in questa chiesa?». Il libro è finalmente stampato e diffuso, ma la domanda del carissimo Daniele in qualche modo mi tormenta ancora, perché le risposte trovate fin qui mi sembrano troppe per essere tutte valide; e, come se non bastasse, di recente ne è spuntata un'altra, anzi una variante delle precedenti. Ma procediamo con ordine.

Stimolato da un suggerimento di Marianna Rispoli, ho esaminato con maggiore attenzione le foto della zona intorno all'Ospedaletto; da una in particolare, quella che riproduco qui a sinistra, è venuta fuori una novità interessante che andrebbe approfondita. C'è solo un problema: ormai la zona è molto cambiata rispetto ai primi cinquant'anni del XX secolo, periodo al quale, a mio avviso, risale la foto; come si può vedere, infatti, l'Hotel Savoia ha quasi l'aspetto attuale, con un primo corpo aggiunto sul lato nord (in basso nella foto). Il particolare che ci riguarda, però, è dalla parte opposta.

Osserviamone un ritaglio (la foto in basso nella gallery). Le lettere indicano i seguenti luoghi: [A] l'Ospedaletto, [B] l'attuale Casa Rispoli, [C] il rudere di San Sebastiano, [D] il giardino in cui è chiaramente visibile una riga chiara: potrebbe essere un viale che consentiva di accedere alla chiesa. Passiamo allora a una terza foto, che ci offre una visuale più ampia.

L'Ospedaletto! Lo ricordo molto bene: ci ho fatto i cinque anni di scuole elementari e penso che possa essere utile, per la parte che questa struttura ha nella nostra storia, lasciare ai posteri una descrizione di come era tanti anni fa.

Vi si accedeva da un grande portone impreziosito da un portale di tufo, posizionato a destra della foto dove c'è quel grande arco. Dall'ingresso si accedeva a un ampio terrazzo a forma di L con la parte lunga verso il portone. Sul terrazzo si aprivano cinque vani di cui quattro erano adibiti ad aule scolastiche: la quinta aula era nella Casa Lucibello, più su sempre in Via San Sebastiano. Nel terzo vano (da sinistra) c'era la scalinata che portava al piano superiore (abitazione privata). A sinistra della foto (sul lato corto della L) c'erano i bagni (siamo a metà degli anni '50 del secolo scorso: immaginate!), il locale è ben visibile nella foto. Di fianco (non visibile) c'era un locale di servizio, più grande, dove nelle giornate particolarmente fredde, il personale preparava un'ottima cioccolata calda...

È venuto però il momento di mettere da parte i ricordi per riprendere il discorso riguardante la fatidica domanda di Daniele. La risposta potrebbe essere proprio quel viale chiaramente visibile sotto la terrazza dell'Ospedaletto, che attraversa il giardino in tutta la sua lunghezza nord-sud; purtroppo, però, non sono visibili le due estremità del viale.

Chiedo lumi a Daniele ed egli mi invia quest'altra foto che ci consente di vedere l'inizio della Via San Sebastiano e parte del lato sud dell'Ospedaletto. È evidente un grande arco con alcuni scalini. Era il varco attraverso cui si poteva accedere dalla scalinata al viale di cui sopra? Forse. Nulla ci dice, infatti, che quell'arco non fosse chiuso pochi metri dopo quegli scalini, consentendo tutt'al più l'accesso a qualche ambiente sulla destra; ma il terrazzo sovrastante (quello a forma di L) non poteva poggiare sul vuoto: per forza di cose sotto di esso dovevano esserci degli altri ambienti ai quali quell'arco permetteva di accedere; da uno o qualcuno di essi era forse possibile accedere al giardino e quindi al viale. Ipotesi intrigante, ma tutta da dimostrare. Passiamo ora al lato nord (all'altra estremità) del giardino.

 

Avevo ipotizzato che su questo lato ci fosse una scalinata, affiancata a quella ben visibile della Casa Castellano, che portava fin sono l'attuale Casa Rispoli partendo dalla stradina di accesso alle abitazioni poste a sinistra dell'Ospedaletto. Ho sottoposto a un più attento esame le foto della zona, e qualcosa è venuto fuori.

Torniamo alla foto dell'Ospedaletto. A sinistra, la punta della croce posta sulla facciata di San Giovanni del Trabucco sembra indicarci proprio il rudere di San Sebastiano; al centro della foto, in alto, c'è l'attuale Casa Rispoli e alla sua destra l'ormai famoso Ospedaletto. Scendiamo nel giardino sottostante fabbricato...

Non possiamo fare a ameno di notare nella parete quell'apertura che ci indica la presenza al suo interno di un ambiente al quale dà luce e aria: non è però un vano passante: è dunque una finestra. Se però ci spostiamo un po' verso destra, tra i rami dell'albero intravediamo qualcosa che somiglia proprio a una porta. Ma dopo una cantonata è meglio essere prudenti: sospendiamo, perciò, il giudizio, passando ad una nuova foto (qui sotto).

Notiamo due elementi interessanti. Il primo è un indizio di datazione. Notate i fili che risaltano sulla facciata dell'Hotel Savoia... È arrivata la luce a Positano: siamo negli anni '30 del XX secolo! Prendiamo nota e torniamo al giardino sotto l'Ospedaletto, dove troviaamo il secondo elemento.

Nella parete sottostante la terrazza si nota chiaramente un'apertura. Non è la finestra di prima, bensì un vano passante, forse non l'unico, ma gli alberi c'impediscono di vedere altri particolari più interessanti.

Comunque qualcosa c'è. Proprio sotto la finestra di cui ho appena detto, si vede chiaramente il tratto finale verso nord di quel vialetto che era ben visibile nella foto da cui siamo partiti. Nonostante quel cespuglio non ci permetta di vederne chiaramente il punto terminale, possiamo ragionevolmente sostenere che il viale terminasse accostandosi al muro di contenimento della scalinata di Casa Castellano. Di qui i devoti potevano accedere, mediante l'altra scalinata, di cui ancora oggi s'intravede un tratto, alla chiesa di San Sebastiano. Non dall'attuale Via C. Colombo? Direi di no: almeno non direttamente. Appare infatti chiaramente dalla foto analizzata, che non c'era un tratto di scalinata che arrivasse fino a quel vano visibile in basso, a destra del portone d'ingresso della Casa Castellano. Ritengo che da esso si accedesse a un livello inferiore del giardino; il dislivello è facilmente visibile nella foto; da questo livello più basso era forse possibile salire, per altra via, al giardino superiore.

Alla mentalità moderna, radicalmente impegnata nella difesa della proprietà privata, potrà apparire assurdo un atteggiamento che sembra consentire, senza un'apparente tutela, l'uso generalizzato, se non una vera e propria invasione, di strutture e servizi (scalinate e/o viali) da parte di estranei. Gli ambienti sotto il terrazzo dell'Ospedaletto, il giardino e il viale erano verosimilmente a tutti gli effetti proprietà privata, eppure venivano utilizzati comunemente da persone che non vi avevano nessun diritto. Il caso degli accessi a San Sebastiano è dunque emblematico: Cosa segnò l'inizio della fine di quella chiesa? Forse proprio la chiusura delle vie di accesso ad essa, attuata a seguito del mutare degli interessi e dei rapporti tra le persone.

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