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Reggio Emilia, detenuto pestato dagli agenti. Legale vittima: "Immagini inaccettabili"

In un video del 3 aprile dello scorso anno, 2 minuti di pestaggio con gli agenti che lo incappucciano con una federa stretta al collo. Mentre le polemiche sul sovraffollamento delle carceri non si placano, emerge il video choc

Inserito da (Redazione Nazionale), venerdì 9 febbraio 2024 20:59:36

di Norman di Lieto

Si è discusso spesso del tema carceri in Italia: con l'aumento del numero dei suicidi, il sovraffollamento all'interno delle stesse, senza dimenticare l'ultimo caso che ha riguardato una detenuta italiana che però si trova in una prigione ungherese, Ilaria Salis.

Oggi sono state svelate delle immagini choc, un video di due minuti con il pestaggio da parte di due guardie giurate nei confronti di un detenuto, avvenuto lo scorso anno, il 3 aprile del 2023 nel carcere di Reggio Emilia.

Il detenuto incappucciato con una federa stretta al collo, tenuta tirata a lungo per un lembo, trattenuto per le gambe, un braccio torto dietro la schiena. Denudato dalla cintola in giù, quindi sollevato di peso, afferrato anche per il nodo della federa.

Una volta in cella, è stato lasciato lì, per oltre un'ora, mezzo nudo, malgrado si stesse ferendo con dei cocci e il sangue stesse via via inondando la stanza.

Gli agenti di polizia penitenziaria si sono avventati e accaniti su un quarantenne tunisino con il gip Luca Ramponi, che a luglio aveva emesso un'ordinanza di interdizione dal servizio per dieci indagati, ha definito quello che è successo "brutale, feroce e assolutamente sproporzionato rispetto al comportamento del detenuto".

Un filmato su cui si sono basati anche gli investigatori, coordinati dalla pm Maria Rita Pantani, per attribuire le responsabilità a ciascuno.

Il procuratore Gaetano Calogero Paci aveva parlato di "modalità disumanizzanti, degradanti, contro la dignità umana".

Inizialmente gli indagati erano 14, mentre il 14 marzo saranno in dieci a trovarsi in udienza preliminare: otto rispondono di tortura e in più uno di questi, con altri due, per aver attestato il falso nelle relazioni di servizio successive al fatto.

La vittima ha presentato una denuncia che ha dato il via alle indagini, assistito dall'avvocato Luca Sebastiani, che oggi commenta:

"Sono immagini agghiaccianti e inaccettabili, una violenza gratuita contro un uomo solo, privato della libertà, incappucciato, ammanettato e a terra. Ci tengo a sottolineare il lavoro della Procura di Reggio Emilia, che con la dovuta tempestività e determinazione ha svolto le indagini ed estrapolato quanto ripreso dalle telecamere interne, che altrimenti avremmo perso".

Il legale, da tempo impegnato nella difesa della dignità delle persone private della libertà, insiste:

"Attendiamo l'udienza preliminare con il necessario approccio garantista, evitando di esprimere sentenze sul fatto prima ancora che lo possa fare il giudice. Non è la prima volta che si parla di tortura all'interno delle carceri, pertanto mi auguro che questa gravissima vicenda possa finalmente far avviare nel nostro Paese una seria riflessione politica". E cita il caso di Ilaria Salis:

"Parliamo di un fatto grave, avvenuto in Italia. Peraltro, solo pochi giorni fa abbiamo dovuto assistere al trattamento disumano riservato a una cittadina italiana in un carcere di un altro Stato europeo".

Al fianco della vittima si schiera l'associazione Antigone:

"Le immagini si commentano da sole, ricordano quelle di Santa Maria Capua Vetere e di altri casi di questo tipo.

L'associazione aveva depositato un esposto per questo fatto specifico e ci sarà all'udienza di marzo per costituirsi parte civile", dice l'avvocata Simona Filippi.

Come detto, il tema carceri, è stato anche oggetto delle proteste dei penalisti italiani che il 24, 25 e 26 gennaio scorsi - proprio per le condizioni delle carceri e per lo stato del processo penale, due questioni che "colpiscono al cuore i principi della Costituzione, il diritto di difesa e la dignità stessa delle persone private della libertà personale" - avevano scioperato per 3 giorni.

Lo sciopero era stato proclamato dalla giunta dell'Unione delle camere penali con una delibera del 25 gennaio scorso che spiegava le ragioni dell'astensione e con i penalisti che chiedevano poi che:

"Il governo adotti con urgenza misure tecniche immediate al fine di rimediare all'ingravescente fenomeno del sovraffollamento delle carceri anche attraverso l'adozione di provvedimenti di clemenza generalizzata quali l'amnistia e l'indulto" e "di porre in campo ogni energia ed ogni risorsa al fine di affrontare con efficacia il terribile fenomeno dei suicidi. Infine devono porsi le premesse per un cambio di rotta radicale e per un intervento ampio ed organico che recuperi la finalità rieducativa delle pene, che escluda la centralità del carcere".

Non sono da meno i dati sulle carceri italiane riferiti dal capo del Dap, Giovanni Russo, in audizione alla commissione Giustizia della Camera:

"Abbiamo un incremento di circa 400 detenuti ogni mese, ad oggi i detenuti sono 60.814. Di questi circa 43 mila sono comuni, gli altri si dividono tra alta sicurezza e 41 bis. Negli ulti 25 anni solo in altre 5 occasioni sono stati superarti i 60 mila".

Filippo Blengino dei Radicali italiani ha iniziato lo sciopero della fame proprio per la situazioni delle carceri in Italia:

"Dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti.

Da inizio anno, si sono già suicidati 15 detenuti, quasi uno ogni due giorni, in un contesto in cui il tasso di sovraffollamento è del 127% circa con punte che superano il 153% in Puglia. A ciò si aggiungano croniche carenze di attività rieducative e di personale, a partire dagli agenti fino ad arrivare a medici e educatori. Una situazione che violenta la Costituzione e lo Stato di diritto, a cui il governo non sa rispondere se non con un pan-penalismo imperante".

La nota del partito:

"Radicali Italiani rilancerà a breve la campagna 'Devi Vedere', che ha l'ambizioso obiettivo di portare i cittadini nelle visite in carcere insieme a noi, per toccare con mano ciò che avviene oltre le mura: invitiamo anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ad unirsi a noi.

Continueremo a chiedere, tramite iniziative nonviolente, che il numero dei detenuti sia drasticamente ridotto alla capienza regolamentare".

 

FONTE FOTO: Foto diIchigo121212daPixabay e Foto dijraffindaPixabay

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