Tu sei qui: AttualitàTagli Rai, meno puntate per Report. Ranucci: «Nessuno ha avuto il coraggio di comunicarmelo»
Inserito da (Admin), lunedì 23 giugno 2025 23:00:40
Una decisione che lascia sconcertati e che riaccende il dibattito sul ruolo della Rai come servizio pubblico. Tra i tagli annunciati al palinsesto autunnale figurano anche quelli a Report, lo storico programma d'inchiesta condotto da Sigfrido Ranucci. A renderlo noto è stato lo stesso giornalista, con un post dai toni amari: «Sapevo dei tagli, ma non credevo riguardassero anche Report. Lo apprendo dalle agenzie, non hanno ancora avuto il coraggio di comunicarmelo».
Non si tratta di un caso isolato. La nuova linea editoriale di Viale Mazzini sembra colpire duramente i contenitori giornalistici più impegnati: Petrolio di Duilio Giammaria è stato cancellato, mentre anche Massimo Giletti, Riccardo Iacona, Salvo Sottile e altri volti noti dell'informazione vedranno un netto ridimensionamento del numero di puntate. Il criterio? Secondo indiscrezioni interne, sarebbero stati esclusi dal palinsesto i programmi che non raggiungono il 3% di share.
Una scelta che molti osservatori ritengono miope, se non ideologica. In un Paese che ambisce a definirsi civile e democratico, l'informazione d'inchiesta rappresenta un pilastro irrinunciabile. Report, negli anni, ha acceso i riflettori su temi scomodi, indagando con rigore e coraggio su corruzione, malaffare, sprechi e collusioni tra poteri.
Ridurre lo spazio a una delle poche trasmissioni capaci di esercitare un controllo critico sul potere rischia di impoverire gravemente il panorama informativo nazionale. Inseguire la logica dell'audience, anziché investire nella qualità e nel servizio ai cittadini, rappresenta un pericoloso scivolamento verso una televisione sempre meno pluralista e sempre più orientata al consumo, piuttosto che alla consapevolezza.
Il silenzio che ha accompagnato la comunicazione di questi tagli, come nel caso di Report, appresa solo tramite agenzie, appare sintomatico di un clima di progressivo disimpegno nei confronti del giornalismo d'inchiesta. Un segnale che non può lasciare indifferenti e che merita una riflessione profonda, dentro e fuori i palazzi della Rai.
La senatrice Barbara Floridia, Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, in un lungo post ha scritto: "In vista della presentazione dei nuovi palinsesti Rai per la prossima stagione, sento il dovere di esprimere una forte preoccupazione per alcune scelte editoriali e gestionali che rischiano di minare la credibilità del Servizio Pubblico radiotelevisivo. Non è accettabile che, da un lato, si garantiscano compensi d'oro con minimi garantiti - cioè corrisposti indipendentemente dalla messa in onda e dai risultati effettivi - ad alcuni conduttori protagonisti di programmi che non hanno incontrato il favore del pubblico, e, dall'altro, si penalizzino trasmissioni che, pur affrontando tematiche scomode e subendo sistematicamente ostacoli e attacchi, continuano a ottenere risultati importanti in termini di ascolti e fiducia da parte dei cittadini. In particolare, desta sconcerto il fatto che si scelga di ridurre risorse e spazio a programmi che da anni svolgono un lavoro serio di inchiesta e approfondimento, incarnando in modo esemplare la missione di un servizio pubblico indipendente, trasparente e orientato all'interesse collettivo. Ciò che sta emergendo dal quadro delle recenti decisioni di palinsesto non può essere ignorato. È necessario un chiarimento da parte dei vertici aziendali, non solo per trasparenza, ma anche per evitare che queste scelte siano guidate da logiche estranee al merito editoriale, alla libertà e alla qualità dell'informazione. Anche solo offrire al pubblico una simile percezione rappresenta un danno d'immagine che la Rai non può permettersi. Invito chi ha responsabilità decisionali all'interno della Rai a un urgente ripensamento. Non possiamo permetterci che il servizio pubblico venga percepito come uno strumento piegato a logiche politiche o utilizzato per depotenziare chi svolge il proprio lavoro con rigore e coraggio. La Rai è di tutti, non di pochi. Questo dovremmo ricordarlo sempre."
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