Tu sei qui: CronacaBrandinazzo, errore umano nella morte degli operai sui binari
Inserito da (Redazione Nazionale), domenica 3 settembre 2023 21:13:33
Sin da subito si era capito come potesse esserci stato un errore umano, di comunicazione, di un semplice ordine di servizio: non può passare un treno sfrecciando sui binari se sugli stessi sta lavorando una squadra di operai addetti alla loro manutenzione.
Le indagini stanno proseguendo celermente e cominciano a venir fuori i pezzi del puzzle: non c'era stato nessun nulla osta ad essere concesso per l'effettivo via libera ai lavori sui binari.
Un errore, o una serie di errori che hanno provocato ben cinque sono morti: Michael Zanera, 34 anni, Giuseppe Sorvillo, 43 anni, Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, Giuseppe Aversa, 49 anni, Kevin Laganà, 22 anni.
Matteo Salvini, ministro dei Trasporti ha dichiarato come:
"La procedura c'è - afferma il ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini - non puoi andare a lavorare su un binario se non c'è l'autorizzazione che non passano più veicoli.
È stato un drammatico errore su cui ovviamente dobbiamo andare fino in fondo, è inaccettabile".
Al momento sono due le persone indagate per omicidio plurimo e disastro ferroviario con dolo eventuale: si tratta del capocantiere, Andrea Girardin Gibin, 52 anni, della ditta Sigifer come i cinque colleghi morti, insieme al tecnico di Rfi, Antonio Massa, 46 anni, che fungeva da "scorta".
La colpa del primo sarebbe di avere fatto scendere sui binari i suoi operai senza prima avere il foglio col nulla osta.
Per Massa di RFI, si capirà dalle telefonate: iniziate intorno alle 23.30 quelle in cui chiede alla centrale del movimento di Chivasso l'autorizzazione: una prima, poi una seconda.
Ha in mano solo le ipotesi di finestre di lavoro, basate sugli orari previsti dei treni: anche se da Chivasso gli dicono "no", rinviano, "deve ancora passare un treno".
Perché scende sui binari col capocantiere e i cinque?
Dalla centrale gli ripetono che avrà due finestre per lavorare: tra il secondo e il terzo treno, oppure dopo il terzo e ribadiscono: "State fermi".
Una terza telefonata registra il boato, la frenata, la strage.
Arriva intanto un comunicato del Consiglio Nazionale degli Psicologi che afferma:
"È necessario un sostegno psicologico per i sopravvissuti e i parenti delle vittime per aiutarli a "non morire dentro".
Ci sono i familiari delle vittime, le persone direttamente coinvolte, sopravvissute, ferite o incolumi, ma traumatizzate. Situazioni che creano drammi, producono lutti e traumi, che spezzano o cambiano vite, un mare di dolore e sofferenza psicologica che spesso diventa malattia. La maggior parte di queste situazioni sul lavoro non ha avuto sinora alcun aiuto psicologico: sono anni che ci battiamo perché si abbia diritto a curare le ferite della psiche oltre quelle del corpo. Perché sono ferite che possono fare molti danni, avere un impatto sulla salute, sul lavoro, sulla vita in generale e condizionarne la ripresa e il futuro.
Grazie alla collaborazione con Anmil e ad un protocollo in via di approvazione con INAIL, finalmente qualcosa si sta muovendo, ma dobbiamo fare presto e bene. In queste ore possiamo solo immaginare la scia di traumi e dolore innescata dalla tragedia di Brandizzo, la necessità di un aiuto anche psicologico tempestivo, rispettoso, efficace".
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