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La tragica storia di Raffaele L., un ottantenne di Foggia, è stata recentemente riportata dai media. L'uomo è stato trovato morto nella sua casa al terzo piano di viale Mazzini, dopo due mesi di ricerche. L'appartamento era stato abbandonato e, in assenza di Raffaele, i rifiuti e gli oggetti che accumulava avevano preso il sopravvento, impedendo ai vigili del fuoco di individuare il suo corpo durante un sopralluogo avvenuto il 17 febbraio.

La scoperta del cadavere è stata fatta da una ditta incaricata di sgomberare l'appartamento a seguito delle numerose segnalazioni dei vicini che denunciavano la presenza di cattivi odori provenienti dall'abitazione.

Raffaele, ex giocatore di hockey e ex impiegato delle Poste, viveva da solo dopo aver perso i contatti con la famiglia. Non aveva amici, ma era noto ai bisognosi della zona perché di solito mangiava alla mensa per i poveri. I vicini lo ricordano come un uomo alto due metri, ma che faceva fatica a camminare e andava in giro con le stampelle.

La situazione igienico-sanitaria dell'appartamento, a causa dell'enorme quantità di rifiuti e oggetti accumulati, era diventata insostenibile e i vicini avevano lanciato numerosi appelli alle istituzioni. Solo su ordine del commissario prefettizio del Comune, una ditta aveva iniziato a svuotare l'appartamento. Dopo aver ripulito stanza dopo stanza, il cadavere di Raffaele è stato trovato nella camera da letto, sotto il letto stesso, semisommerso dagli stessi oggetti che accatastava patologicamente e dai quali non voleva separarsi.

Secondo una prima ispezione cadaverica, Raffaele sarebbe morto per cause naturali, ma è stata comunque disposta l'autopsia per accertare le reali circostanze della morte. La vicenda di Raffaele Lioce ha suscitato grande emozione e riflessione sulla solitudine e l'isolamento sociale che possono portare a comportamenti estremi come l'accumulo compulsivo.