Tu sei qui: CronacaFrode da oltre 112 milioni nel settore carburanti: sequestro per 5 società e 7 persone fisiche nel Casertano
Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), mercoledì 26 marzo 2025 12:54:51
All'esito di una complessa attività investigativa, svolta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Caserta, su delega di questa Procura, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha disposto l'esecuzione di un decreto di sequestro preventivo nei confronti di 5 società e 7 persone fisiche per un importo complessivo di oltre 112 milioni di euro quale provento illecito di un'articolata frode carosello perpetrata nel settore dei prodotti energetici.
Le indagini svolte, a tutela del libero mercato e della concorrenza, hanno consentito acclarare — sebbene nella fase embrionale delle indagini preliminari l'esistenza di una rilevante "frode carosello", che ha coinvolto l'intera filiera commerciale della vendita di carburanti, dal deposito fiscale sino ai distributori stradali, che ha operato con il solo scopo di evadere l'IVA,
Il sistema fraudolento è stato realizzato attraverso l'impiego di società cartiere che, direttamente o per il tramite di ulteriori società "filtro", risultavano, solo figurativamente, cessionarie del carburante ed omettevano di versare l'imposta consentendo, in tal modo, alle imprese destinatarie del prodotto petrolifero di ottenere forniture a costi nettamente inferiori rispetto a quelli di mercato.
L'illecita attività, è stata realizzata secondo due distinti sistemi di frode:
- il primo, attuato nel periodo 2018 e 2019) attraverso l'illecita applicazione di quanto previsto dalla Legge di Stabilità del 2018 che annoverava alcuni casi di disapplicazione dell'obbligo di versamento immediato dell'IVA per determinate categorie di soggetti al ricorrere di specifici criteri di affidabilità
ln tal senso la frode era realizzata mediante l'interposizione di società C.d. missing trader- intestate a soggetti prestanome gravati da precedenti anche di natura fiscale, carenti di strutture operative e di disponibilità patrimoniali e quindi prive dei criteri di affidabilità previsti dalla norma - che acquistavano il prodotto in esenzione IVA per poi rivenderlo, dopo un vorticoso giro di fatture falsej alle ditte che procedevano a loro volta all'immissione in commercio presso i distributori stradali senza, tuttavia, ottemperare ai previsti obblighi fiscali;
- il secondo, realizzato nel periodo 2019-2021, prevedeva regime di non imponibilità delle cessioni, ovvero attraverso la presentazione di mendaci dichiarazioni d'intento di società cartiere, le quali attestavano fraudolentemente di possedere tutti i requisiti richiesti dalla normativa in materia di accise potendo, così, illecitamente, beneficiare di acquisti senza l'applicazione dell'IVA.
La dichiarazione d'intento è un documento con cui gli esportatori abituali verso Paesi extra europei manifestano di essere in possesso dei requisiti necessari per acquistare beni e servizi in esenzione dell'IVA dai fornitori nazionali.
Tutte le società "buffer" utilizzate per la realizzazione degli scopi illeciti venivano, prima del termine di scadenza per la presentazione delle dichiarazioni annuali, poste in liquidazione o chiuse per cessata attività, omettendo di effettuare i versamenti d'imposta.
Attraverso tale complesso schema fraudolento, nell'intero periodo d'indagine, sono stati immessi in consumo circa 600 milioni di litri di gasolio e benzina per autotrazione, con un'evasione IVA, pari a euro 112.965.407,40, che ha consentito, principalmente ad una società di distribuzione petrolifera proprietaria di circa 300 distributori stradali operanti sull'intero territorio nazionale, di ottenere forniture di carburante a prezzi nettamente inferiori rispetto a quelli di mercato ed effettuare la vendita, a prezzi concorrenziali.
Nelle annualità oggetto d'indagine, le società destinatarie del prodotto acquistato illecitamente mediante il collaudato sistema contabile, finalizzato ad abbattere la base imponibile con la conseguente riduzione del proprio carico fiscale, si sono avvalse di fatture per operazioni inesistenti per complessivi euro 201.009,787,86, emesse dalle imprese "cartiere".
Si precisa che la misura reale è stata disposta nell'ambito della fase delle indagini preliminari, che gli odierni indagati sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva, che le attività sono state caratterizzate da assenza di contraddittorio e che il Giudice della fase processuale potrà anche valutare l'assenza di ogni forma di responsabilità in capo agli indagati.
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