Tu sei qui: CronacaLa mafia voleva il Foggia Calcio: bombe, armi e minacce per prendere il controllo della società
Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), lunedì 19 maggio 2025 15:58:30
Era di origine mafiosa la campagna di intimidazione e di azioni violente diretta a costringere il presidente della società sportiva Foggia Calcio 1920 a dimettersi e a cedere il controllo dell'azienda.
È il risultato dell'indagine svolta dagli investigatori della questura di Foggia che ha portato all'esecuzione della misura di prevenzione dell'amministrazione giudiziaria adottata dal tribunale di Bari, nei confronti della Società sportiva, su proposta congiunta del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, del Procuratore distrettuale di Bari e del Questore di Foggia.
Contestualmente è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro persone accusate di tentata estorsione verso il presidente del Calcio Foggia 1920.
Notificati, inoltre, 52 provvedimenti Daspo "fuori contesto" (Provvedimento che impedisce l'accesso agli impianti sportivi anche se il reato che ha portato al provvedimento non è stato commesso in un contesto sportivo) emessi dal Questore foggiano nei confronti di persone gravate da precedenti condanne per delitti di criminalità organizzata e in materia di stupefacenti.
L'attività investigativa, svolta dai poliziotti di Digos, Squadra mobile e Divisione anticrimine, ha evidenziato come gruppi di ultras, direttamente coordinati dalla criminalità organizzata foggiana, abbiano pianificato e realizzato una campagna di intimidazione e azioni violente per impadronirsi della società di calcio, in conseguenza del rifiuto da parte della presidenza, di affidare a determinate persone i servizi di gestione del sistema delle sponsorizzazioni e degli accrediti per l'ingresso allo stadio, oltre che il controllo di assunzioni e rapporti professionali all'interno della società sportiva.
La campagna estorsiva mirava, in particolare, ad ottenere la cessione della società per un valore di gran lunga inferiore a quello di mercato.
Per "convincere" la presidenza ad accondiscendere alle richieste erano stati pianificati una serie di gravi atti intimidatori ai danni di giocatori, amministratori e presidente della società di calcio, anche utilizzando armi e materiale esplosivo, con metodo tipicamente mafioso, facendo leva sull'influenza criminale della "Società foggiana", organizzazione criminale di tipo mafioso operante a Foggia e provincia.
Di questa strategia fanno parte gli atti criminali iniziati il 18 giugno 2023 con l'esplosione di colpi di fucile verso l'auto dell'allora capitano della squadra e culminati con la collocazione di una bomba rudimentale vicino all'auto dell'allora vicepresidente della società.
Nello stesso contesto sono stati sventati due attentati incendiari ai danni di auto utilizzate da amministratori.
Intercettazioni e perquisizioni eseguite durante le indagini hanno consentito di acquisire elementi indiziari che hanno confermato l'esistenza di un'unica regìa, diretta a destabilizzare l'assetto gestionale societario e a condizionare negativamente le stesse attività sportive, imperniata sul ricorso alla forza intimidatrice di una delle "batterie" del gruppo mafioso della "Società foggiana".
Effettuato il sequestro di materiale informatico e documenti, fra i quali anche un foglio manoscritto trovato in possesso di uno degli indagati, sul quale erano stati riportati gli obiettivi criminali delle azioni delittuose.
Si tratta del primo caso di applicazione dello strumento dell'amministrazione giudiziaria previsto dall'articolo 34 del codice antimafia nei riguardi di una società calcistica.
La misura ha la funzione di sostenere e tutelare le imprese sottoposte al rischio di condizionamento mafioso e con il ricorso ad un'amministrazione giudiziaria temporanea si mira a liberare l'impresa e a restituire alla stessa una gestione lontana dalle logiche e dai condizionamenti criminali che ne minacciavano l'integrità.
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