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Tu sei qui: Cronaca, Notizie, LifestyleMorto di Covid a Ferrara, l'avvocato Grimaldi difende cure domiciliari: «L'uomo aveva problemi psichiatrici»
Scritto da (Maria Abate), lunedì 11 ottobre 2021 14:12:43
Ultimo aggiornamento lunedì 11 ottobre 2021 14:12:43
È ormai nota la notizia della morte, lo scorso 7 ottobre, all'ospedale di Ferrara, di un paziente di 68 anni affetto da una forma grave di Covid-19, che aveva inizialmente provato a curare l'infezione a casa con la telemedicina. La Procura estense ha aperto un fascicolo contro ignoti per omissione di soccorso disponendo l'autopsia.
E ieri, durante la conferenza territoriale di TORINO sulle terapie domiciliari precoci, l'avv. Erich Grimaldi, presidente e fondatore del Comitato Terapia domiciliare Covid-19, ha replicato al dibattito che si è creato sui media.
«Non posso accettare in nessun modo che si possa dire che queste cure alternative non esistono, perché non sono alternative: sono cure domiciliari che i medici volontari hanno somministrato in scienza e coscienza ai pazienti, senza lasciare le persone in "vigile attesa"», ha detto.
«Il paziente morto a Ferrara - ha aggiunto - è stato lasciato in vigile attesa, nel frattempo le sue condizioni di salute si sono aggravate e poi quando è morto è stata data la colpa alle terapie domiciliari. Facciamo un attimo di luce: oggi si contano quasi 100mila persone curate a domicilio, adesso per una persona deceduta si vogliono attaccare i nostri medici volontari. E 130mila persone in vigile attesa? Perché non indagate?».
E poi ha spiegato: «Ho chiamato personalmente il medico che si è interessato del caso per capire bene cosa è successo: parliamo di un paziente che vive da solo, con problemi psichiatrici, obeso, di un metro e sessanta per oltre cento chili, che per problemi non poteva vaccinare. Questo medico ha salvato altre migliaia di persone, non era alle prime armi. Gli ha dato la prescrizione con antinfiammatori, antibiotici ma lui l'ha iniziata dopo tre giorni e aveva già la saturazione a 92 per un problema personale. Dopo cinque giorni, dopo aver incrementato anche la terapia e vedendo scarsi risultati, ha invitato il paziente ad andare in ospedale, ha contattato il medico curante che a sua volta ha chiamato l'USCA, che però non è andata a domicilio quando ormai lui saturava 89. L'uomo è andato in ospedale il giorno dopo, quando ormai saturava 80».
«Nei primi giorni il paziente ha resistito, poi a un certo punto è subentrata la crisi psichiatrica e, a quanto mi dice il medico, questo paziente è stato sedato e intubato. E noi vogliamo condannare le cure domiciliari? Ma parliamo di pazienti senza le patologie pregresse che sono morte a 30 o 40 anni perché non sono stati curati a casa ma lasciati in vigile attesa», ha detto.
(Screen da video Terapia domiciliare C-19)
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