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Tu sei qui: Cronaca, Notizie, LifestyleStamani a Nocera i funerali di Seid Visin: ieri si è tolto la vita. Dolore anche a Tramonti, dove il 21enne aveva i nonni
Scritto da (Maria Abate), sabato 5 giugno 2021 17:00:05
Ultimo aggiornamento sabato 5 giugno 2021 17:00:42
Nocera Inferiore è a lutto per la tragica scomparsa di Seid Visin. Arrivato dall'Etiopia in Italia e adottato da una coppia della città dell'Agro, Seid si è suicidato impiccandosi nella casa di famiglia. Non aveva compiuto ancora 21 anni.
Nel 2014 Seid aveva debuttato nelle giovanili del Milan, dove aveva condiviso la stanza con Gianluigi Donnarumma, poi era tornato a casa per prendersi il diploma di liceo scientifico. Giocava ancora a pallone, ma nella squadra di calcio a 5 dell'Atletico Vitalica, che oggi lo ricorda così: «Il tuo sorriso, il tuo indiscusso talento, la tua naturale e straordinaria predisposizione a dare del "tu" alla palla restano impressi nella nostra mente. Nel cuore porteremo per sempre la tua discrezione e la refrattarietà a vedere il calcio come fonte di guadagno. Decubertiano nell'animo, hai fatto della partecipazione l'unica vera vittoria ricercata e la compagnia l'unico compenso di cui avevi bisogno. Oggi vai via, come sei arrivato: lasciandoci attoniti, senza parole. Sei e resterai nella storia di ciascuno di noi, perché eterni sono i legami di chi vuol bene senza chieder nulla in cambio. La bandiera dell'Atletico Vitalica oggi, più che mai, è ammainata. Lanciamo idealmente un pallone al cielo, se non torna indietro, sappiamo chi ce lo avrà nascosto ancora una volta. A-DIO Seid, talento enorme dal cuore fragile».
Seid aveva i nonni materni, Anna e Giuseppe Imperato, a Tramonti, in Costiera Amalfitana. Al campetto di Pietre ha incantato tutti per la sua bravura che lasciava presagire una carriera a livello professionale. E ora chi l'aveva conosciuto è affranto.
Lo ricorda così Mimmo Amatruda: «Seid... ho nitido il ricordo di quand'eri bambino e venivi dai nonni a Tramonti, venivi a guardarci al campo e mi chiedevi se potessi farti entrare in campo tra il primo e secondo tempo per calciare un pallone... come facevo a non accontentarti? La prima volta che ti ho visto toccare il pallone mi sono innamorato di te, un'eleganza mai vista prima, rimanevo incantato a guardarti... Si vedeva che avevi talento... E dopo qualche anno approdi alle giovanili del Milan... Ti auguro di poter trovare un prato verde con un pallone dove poter divertirti... Il tuo gesto ci rende tutti più poveri! Buon viaggio, Seid».
Ai funerali, celebrati questa mattina nella chiesa di San Giovanni Battista nel quartiere Cicalesi di Nocera Inferiore, è stata letta la lettera che Seid aveva scritto a gennaio 2019 e che è stata ricondivisa dalla sua psicoterapeuta.
«Io non sono un immigrato. Sono stato adottato da piccolo. Ricordo che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, tutti si rivolgevano a me con gioia, rispetto e curiosità. Adesso sembra che si sia capovolto tutto. Ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani (bianchi) non trovassero lavoro. Dentro di me è cambiato qualcosa. Come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone, che non mi conoscevano, che ero come loro, che ero italiano, bianco.
Facevo battute di pessimo gusto su neri e immigrati come a sottolineare che non ero uno di loro. Ma era paura. La paura per l'odio che vedevo negli occhi della gente verso gli immigrati. Non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo io sono una goccia d'acqua in confronto all'oceano di sofferenza che sta vivendo chi preferisce morire anziché condurre un'esistenza nella miseria e nell'inferno. Quelle persone che rischiano la vita, e tanti l'hanno già persa, solo per annusare, per assaggiare il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente ‘Vita'».
Parole dure, che fanno riflettere. La famiglia, però, ha voluto precisare che il gesto estremo di Seid non deriva da episodi di razzismo. A Telenuova, i familiari del 21enne hanno escluso con fermezza ogni correlazione tra il gesto e la pista razzista.
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