Tu sei qui: Economia e TurismoPer LVMH sfuma l'acquisizione di Tiffany's, tra guerra di dazi e crisi da Covid
Inserito da (Maria Abate), giovedì 10 settembre 2020 15:07:39
LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton SE, abitualmente accorciata in LVMH, è una multinazionale e conglomerata francese con sede a Parigi, proprietaria di oltre settanta marchi divisi in aziende di alta moda, ma anche di vini, di editoria e di alberghi di lusso (con l'acquisizione del gruppo Belmond di cui fa parte anche l'Hotel Caruso di Ravello).
Ad accrescere la sua ricca famiglia sarebbe stata l'acquisizione della statunitense Tiffany & Co., ma questa molto probabilmente non avverrà mai, per colpa della crisi economica innescata dal coronavirus, ma anche della guerra commerciale a colpi di dazi voluta dal presidente Trump.
L'affare da 16 miliardi di dollari sembra essersi dissolto in una bolla di sapone, come si evince dal comunicato diffuso ieri, 9 settembre, da Lvmh. La società francese di Bernard Arnault ha reso noto di aver ricevuto una lettera del ministro degli Esteri francese con la quale si chiede a Lvmh di rinviare l'acquisizione di Tiffany a dopo il 6 gennaio 2021 come «risposta alla minaccia di tasse sui prodotti francesi formulata dagli Stati Uniti». E di aver ricevuto, allo stesso tempo, anche una richiesta da parte di Tiffany di prorogare il termine per completare l'accordo dal 24 novembre 2020 (già rinviato rispetto all'iniziale 24 agosto) al 31 dicembre 2020.
Per cui, «considerate come stanno le cose allo stato attuale», l'acquisizione di Tiffany «non è realizzabile». Alla notizia, i titoli Tiffany sono arrivati a perdere oltre il 10%, mentre Lvmh ha chiuso in sostanziale parità alla Borsa di Parigi.
La risposta di Tiffany non si è fatta attendere: la casa di gioielli americana, resa immortale dal film con Audrey Hepburn, ha intrapreso un'iniziativa legale presso la Corte di Chancery, nello Stato del Delaware, per far rispettare gli obblighi contrattuali al gruppo francese e far concludere l'operazione. Secondo Tiffany, infatti, la richiesta di un rinvio della chiusura del deal arrivata dal governo di Parigi come risposta ai dazi Usa non trova alcun fondamento nel diritto francese.
«Ci rammarica di dover intraprendere questa azione, ma Lvmh non ci ha lasciato altra scelta se non quella di avviare un contenzioso per proteggere la nostra azienda e i nostri azionisti con la fiducia di avere adempiuto a tutti gli obblighi derivanti dall'accordo di fusione e con l'impegna a completare la transazione alle condizioni concordate l'anno scorso», ha commentato il Ceo Roger Farah.
Tiffany avrebbe tratto vantaggio dall'acquisizione dall'impero di Bernard Arnault (Louis Vuitton, Dior, Bulgari, Sephora, Moet & Chandon), ma anche il gruppo francese avrebbe rafforzato la sua presenza negli Stati Uniti, attualmente il secondo mercato del gigante del lusso, con il 23% di vendite.
Secondo alcune indiscrezioni, pubblicate dal Financial Times, il dietrofront pubblico potrebbe essere il tentativo di strappare un cospicuo sconto alla luce della crisi del lusso e far scendere il prezzo per azione da 130 a 120 euro.
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