Tu sei qui: NecrologiCatania, morto Antonio Pallante fu l'attentatore di Togliatti
Inserito da (Redazione Nazionale), lunedì 2 gennaio 2023 20:22:59
di Norman di Lieto
E' morto lo scorso 6 luglio a Catania - a poco meno di un mese dal compimento del suo 99° compleanno - Antonio Pallante, l'attentatore di Palmiro Togliatti.
Per quell'attentato alle 11.45 del 14 luglio del 1948 mentre il leader del partito comunista si accingeva a lasciare Montecitorio, il Pallante aveva esploso 3 colpi di pistola contro Togliatti: si rischiò seriamente nel nostro Paese, una guerra civile.
Fu lo stesso Togliatti direttamente dal letto dell'ospedale che invitò alla calma, mentre iniziavano scontri.
Pallante, nato in Irpinia il 3 agosto del 1923, è deceduto per complicazioni respiratorie, nella sua casa catanese.
La notizia del decesso era stata finora tenuta riservata da parte dei suoi due figli.
L'attentatore non si pentì mai del clamoroso gesto compiuto ritenendo lo stesso Togliatti colpevole di non aver aiutato i reduci dalla Russia e di 'rischiare' di portare in Italia il comunismo, per il quale il Pallante, nutriva una vera e propria ossessione: "Il mio gesto fu patriottico per mettere al riparo l'Italia "evitando alla nostra nazione di finire sotto il tallone del comunismo" aveva dichiarato l'attentatore irpino in un'intervista concessa nel 2021 all'AdnKronos.
"Non sono pentito - disse l'allora 97enne Antonio Pallante all'Adnkronos -.
Ho pensato che fosse la cosa giusta da fare per salvare il Paese".
Di quella mattinata vennero subito riportate le disperate parole di Nilde Iotti, la compagna del leader del partito comunista che gridò, disperata: 'hanno ammazzato Togliatti', dando poi vita alla reazione popolare, che lasciò senza vita nelle piazze italiane almeno 30 vittime.
"Mio padre ci ha sempre detto che quel gesto lo ha fatto semplicemente perché da studente vedeva qualcosa che poteva essere una minaccia per la democrazia, intravedendo il legame tra Togliatti e l'Urss", spiega il figlio.
Dopo la sparatoria Pallante fu arrestato dai carabinieri e disse di avere acquistato l'arma a Randazzo e di essere arrivato a Roma con l'obiettivo di assassinare Togliatti: processato per tentativo di omicidio fu condannato a 13 anni e otto mesi di reclusione. La pena in secondo grado fu ridotta a dieci anni e otto mesi. Dopo l'intervento della Cassazione e a un'amnistia scontò cinque anni e tre mesi di carcere e fu scarcerato nel 1953. Dopo avere lasciato la prigione, non essendo stato interdetto dai pubblici uffici, trovò lavoro alla Forestale, come suo padre, e poi alla Regione Sicilia senza interessarsi più, almeno pubblicamente, di politica.
Fonte foto: Flickr e Commons Wikimedia
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