Tu sei qui: PoliticaAssalto al Congresso in USA, De Luca parla di “crisi della democrazia”: «È un colpo di stato a tutti gli effetti, Trump andrebbe arrestato»
Inserito da (Maria Abate), venerdì 8 gennaio 2021 15:36:12
«Abbiamo avuto un inizio di 2021 che ci ha proposto vicende sconvolgenti», ha esordito il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, nella consueta diretta del venerdì, la prima dell'anno.
E subito è passato a commentare i fatti accaduti negli Stati Uniti d'America lo scorso 6 gennaio, quando centinaia di rivoltosi di estrema destra e sostenitori del presidente uscente si sono riuniti a Washington, invadendo con violenza e occupando il Congresso degli Stati Uniti, in occasione della seduta plenaria di Camera e Senato per ratificare la vittoria di Joe Biden, su istigazione dello stesso Donald Trump.
«La più grande democrazia del mondo che ha conosciuto un tentativo di colpo di Stato da parte del presidente uscente», ha commentato il governatore. «Quando un presidente che lascia la carica - ha argomentato De Luca - non riconosce i risultati elettorali certificati da tutti e incita ad occupare il Parlamento che deve fare la presa d'atto dell'elezione del nuovo capo di Stato è un tentativo di colpo si stato, per il quale il protagonista dovrebbe essere immediatamente arrestato».
E ha fatto un esempio: «Provate immaginare che il Parlamento italiano sia riunito a camere congiunte per eleggere il Presidente della Repubblica e qualcuno lo impedisce fisicamente. Siamo allo squadrismo oltre che a un esercizi di violenza che ha prodotto cinque morti e decine di feriti».
«Ora, questa vicenda ha coperto di vergogna le istituzioni americane e ha indebolito gli USA in maniera drammatica nel mondo. Pensate con quale credibilità oggi gli Usa possano parlare alla Cina popolare, alla Russia, alla Turchia, a Hong Kong», ha detto.
E ha continuato: «L'episodio è gravissimo, ma viene nell'ambito di tendenze più di fondo, mi è capitato di sentire parlare di stanchezza della democrazia... Ecco, ho la sensazione che siamo entrati in questa fase. Abbiamo visto crescere una valanga di demagogia, di violenza verbale, di banalità, di aggressione alle competenze politico-istituzionali, di finte battaglie contro la casta. Tutte cose che hanno intossicato i paesi democratici e avvelenato le democrazie e le generazioni».
«Poi, a mano a mano che passano gli anni le giovani generazioni finiscono per considerare come un fatto scontato e immodificabile il regime democratico. Non è così. Le democrazie possono morire», ha avvertito.
E così De Luca ha ricordato che, quattro anni fa, tra chi esultava per la vittoria di Donald Trump in Usa c'era il leader della Lega Matteo Salvini, di cui ha ricordato la dichiarazione: «Eravamo tra i pochi a credere alla sua vittoria, ma facevamo bene. Alla faccia di politologi, opinionisti, finanzieri, banchieri politici, giornalisti, attori, cantanti e ballerine. Il 9 novembre segna cambiamenti epocali, quella di oggi è una giornata storica e positivo per la pace nel mondo e per l'interesse degli italiani ed europei in generale, negativi per gli speculatori e i burocrati dell'Ue».
Poi, il governatore è passato a leggere la dichiarazione di Beppe Grillo: «Questa è la deflagrazione di un'epoca. [...] Di Trump i grandi media hanno detto molte cose simili a quelle che dicono del MoVimento. Ricordate? Dicevano che noi eravamo sessisti, omofobi, demagoghi, populisti. Non si rendono conto che ormai milioni di persone i loro giornali non li leggono più e non guardano la loro tv. Trump ha cavalcato questa roba qua. È arrivato a milioni e milioni di persone. I veri eroi siamo noi! Eroi che sperimentano, che mettono insieme i disadattati e i falliti. Perché il fallimento è poesia. Ma sono quelli che osano, gli ostinati, i barbari, che porteranno avanti il mondo. E noi siamo barbari!».
Esempi, che De Luca ha fatto per dire che la democrazia è a rischio anche nel nostro paese. «Anche in Italia veniamo da anni di parole a ruota libera, di banalizzazione dei problemi, di aggressione a chiunque. Ci hanno detto che uno è uguale a uno, dimenticando che senza competenze non si fa nulla, non solo per fare il capo dello Stato, ma anche per fare il meccanico o il falegname. Allora la prima lezione che dobbiamo trarre è questa: queste sono tendenze che rischiano di portare al disastro e al collasso delle democrazie. Una lezione c'è anche per le classi dirigenti: se questi fenomeni sono emersi è anche per la pochezza delle classi dirigenti, che sono povere, dequalificate, opportunistiche, vili», ha chiosato.
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