Tu sei qui: Politica“Recovery Plan”, non si trova l’accordo: Italia Viva boccia governance e supermanager con «poteri sostitutivi»
Inserito da (Maria Abate), martedì 8 dicembre 2020 12:50:53
Dopo la notizia della positività al Covid-19 della ministra dell'Interno Luciana Lamorgese la discussione del Recovery plan in CdM è stata sospesa e rimandata a oggi. Tutti i membri dell'esecutivo dovranno ora sottoporsi al tampone a scopo precauzionale.
Un evento che complica ancora una volta la discussione sul piano da presentare a Bruxelles per la gestione del prestito europeo.
Ammontano a 196 miliardi le risorse che, secondo la bozza del Recovery Plan, il governo metterà per le sei macro-aree del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Alla digitalizzazione e innovazione saranno destinati 48,7 miliardi, all'area "Rivoluzione verde e transizione ecologica" andranno 74,3 miliardi, al settore Infrastrutture per una mobilità sostenibile 27,7 miliardi. Il capitolo "istruzione e ricerca" può contare su 19,2 miliardi, quello sulla Parità di genere su 17,1 miliardi, secondo la bozza. L'area sanità, infine, conterà su 9 miliardi.
Ma sul testo non c'è ancora il via libera del Consiglio dei ministri. La bozza introduce dei supermanager, forse 6, che avranno la «responsabilità generale di assicurare la celere ed efficace attuazione del piano, la costante verifica del cronoprogramma nonché il compito di adoperarsi, anche attraverso l'attivazione di poteri sostitutivi, per favorire il superamento di situazioni di inerzia o comunque ostative alla realizzazione dell'intervento programmato».
Ed è proprio sulla governance Recovery plan delineata dalla bozza che si fonda la contrarietà di Italia viva: la capo delegazione Teresa Bellanova l'avrebbe definita «inaccettabile», perché com'è strutturata rischierebbe di «esautorare» i ministeri, le Regioni e in sostanza l'intera Pa, proprio mentre «il Recovery deve rappresentare una straordinaria occasione di rinnovamento e innovazione della Pa».
Il capogruppo Italia Viva alla Camera Elena Boschi sottolinea i contrasti in maggioranza e spiega al "Corriere della Sera": «Italia viva chiede, pubblicamente, un dibattito alla luce del sole. Il premier ha fatto un'intervista sabato per dire che aveva già deciso tutto, che si sarebbe creata una governance con 300 consulenti, che i progetti erano già stati predisposti con commissari in grado di avere poteri sostitutivi rispetto ai ministeri. Noi non stiamo sfidando il premier, stiamo solo difendendo le istituzioni di questo Paese: non abbiamo voluto dare i pieni poteri a Salvini, non intendiamo darli a Conte».
Nel frattempo, in Europa si comincia a guardare con una certa preoccupazione alle fibrillazioni italiane. Le linee guida del Recovery plan italiano «sono coerenti con l'impostazione Ue ma non abbiamo ricevuto ancora il piano, quindi ci potremo pronunciare su aspetti specifici quando lo riceviamo», ha detto il commissario all'economia Paolo Gentiloni rispondendo alle domande degli eurodeputati. Gentiloni ha precisato che anche molti altri Paesi non hanno ancora presentato il piano di ripresa alla Commissione.
Ma il ministro degli Affari europei tedesco e Presidente di turno del Consiglio Ue, Michael Roth, mette fretta: «A luglio ci siano trovati d'accordo su un sostanzioso piano di Recovery [...] Tutti gli Stati membri si sono impegnati sullo Stato di diritto come valore essenziale per l'Unione. Sarebbe irresponsabile ritardare ulteriormente questo sostegno essenziale per i nostri cittadini, abbiamo bisogno di sbloccare rapidamente il sostegno finanziario che è fondamentale per molti stati membri».
Il Consiglio dei ministri previsto per questo pomeriggio per continuare l'esame del Recovery Plan e della task force sull'attuazione dei progetti, è stato rinviato. E' quanto si apprende da fonti di governo.
«La struttura di Conte pensa a moltiplicare le poltrone ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi a chi soffre. Se le cose rimangono come sono voteremo contro. Per noi un ideale vale più di una poltrona. Circa il rischio di una rottura, spero proprio di no, ma temo di sì», ha detto il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, al Tg2.
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