Tu sei qui: Politica«Saluti dal paese che non c'è», consigliera Criscuolo contro la chiusura protratta di via Solmi a Furore
Inserito da (Maria Abate), lunedì 3 febbraio 2020 17:19:22
«Questa settimana via Carlo Solmi "festeggia" 5 mesi di inagibilità», esordisce così la consigliera di minoranza Vittoria Criscuolo, in un post pungente contro l'operato della maggioranza.
Infatti, a seguito del temporale dello scorso 7 settembre 2019, dal lato della montagna che costeggia Via Carlo Solmi a Furore, all'altezza della casa del civico n.1, caddero due massi di rilevante dimensione che andarono a ostruire il passaggio. Dal sopralluogo effettuato dall'Ufficio Tecnico del Comune di Furore emerse che il costone in questione non è munito di alcuna protezione e, pertanto, sarebbe una minaccia per la pubblica incolumità. Perciò, la chiusura. Ma da allora non si sono avute più notizie.
«Perché questa strada è chiusa da ormai 150 giorni? Perché sono cadute alcune pietre sulla carreggiata e c'è una diatriba in corso tra Comune e privato su chi debba affrontare la spesa per la messa in sicurezza della parete da dove sono cadute queste pietre. L'amministrazione potrebbe fare qualcosa per far riaprire al più presto questa via? Sì, potrebbe farsi carico delle spese relative ai lavori e quando poi verrà stabilito a chi spetta pagare, il Comune potrebbe rivalersi sul privato qualora debba essere quest'ultimo a farlo», scrive la consigliera a mezzo Facebook.
«Eppure l'attuale amministrazione preferisce tenere chiusa la strada, infischiandosene dei fedeli che si recano a Messa, dei clienti del Relais San Giacomo e di tutti coloro che usavano questa stradina», afferma.
E poi si chiede: «Se una situazione simile si verificasse nei dintorni di via Mola, gli amministratori si comporterebbero allo stesso modo? Quando verrà riaperta la strada? Al momento nessuno lo sa. L'unica certezza è che gli operatori turistici di Furore possono dormire sonni tranquilli: niente Marmeeting, niente Premio di giornalismo, niente Muri in cerca d'autore e giornalisti che scrivono di Furore solo per ricordare che il Fiordo è chiuso».
«"Furore ai furoresi" recitava il loro slogan in campagna elettorale... E mai come ora ne comprendiamo il triste significato. Saluti dal paese che non c'è», chiosa, con sdegno e rassegnazione.
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