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Tu sei qui: Salute e Benessere Gli esperti spiegano il negazionismo: «Nasce come protezione dalla paura. Processo mentale simile alla demenza»
Scritto da (Maria Abate), venerdì 13 novembre 2020 13:25:55
Ultimo aggiornamento venerdì 13 novembre 2020 13:38:53
La pandemia e le misure anti-Covid hanno portato non solo crisi economica, ma anche emotiva, non solo sintomi clinici ma anche psichici. Ad analizzare questi ultimi è stato lo psichiatra Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf). All'ansia e alla paura che guidano i comportamenti di chi rispetta le disposizioni del Ministero della Sanità con responsabilità, si contrappone il rifiuto dei negazionisti, che talvolta possono mettere a rischio la salute altrui.
Il negazionismo, spiega lo psichiatra, è «un meccanismo difensivo dalla paura e dall'angoscia arcaico, primordiale e molto tenace» e deriva dall'attivazione di «sistemi cognitivi che ci permettano di affrontarla. La maniera che noi consideriamo più evoluta è di attuare protezioni da questa paura per cercare di sopravvivere ad essa».
«Il negazionista - spiega Mencacci -, facendo uno sforzo enorme, si oppone alla realtà dei fatti e ha bisogno di trovare chi la pensa come lui, perché non può tollerare una condizione diversa».
Purtroppo, dopo la boccata d'aria della passata estate, la paura di ricadere in un secondo lockdown ha ripreso piede tra la gente. E c'è chi, stanco di vedersi negato la libertà a cui è abituato e allo stesso tempo impaurito da questo nemico invisibile di cui non ha chiari i meccanismi di funzionamento, ha trovato rifugio e protezione nella negazione. E così nega che ci sia bisogno di una mascherina, nega che il virus sia tanto grave, nega che anche l'organismo di una persona giovane possa essere seriamente compromesso e, nei casi più estremi, nega che esista il Coronavirus.
E i Social diventano il luogo della libertà negata, dove poter esprimere pensieri contro la «dittatura sanitaria pseudo-scientifica», facendo leva sul futuro dei bambini che devono essere «salvati», e sulle «libertà costituzionali violate».
«Credo che il negazionista sia quasi sempre in buona fede. Il neuroscienziato Miller ha provato a spiegare il meccanismo mentale: forse interviene un processo mentale che non è tanto dissimile da quello che accade in certe forme di demenza». A dirlo, a "Dimartedì" (La7) Barbara Gallavotti, biologa e autrice di "Superquark".
«Ci sono alcune forme di demenza - ha spiegato - in cui i sensi comunicano al cervello informazioni false sul mondo esterno. E le zone del cervello che ricevono queste informazioni le inviano all'area di cervello che invece è incaricata del pensiero razionale. Questa zona del cervello fa tutti gli sforzi possibili per dare un senso a quelle informazioni, farle sembrare congruenti e renderle solide».
E ha aggiunto: «La domanda è: chi instilla nella nostra mente questi pensieri senza senso? Nel caso della demenza sono i sensi che danno delle informazioni errate. Nel caso del negazionismo, tutto parte dalla nostra incapacità di distinguere tra una informazione infondata e un'altra fondata».
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