Salute e BenessereSanità pubblica al collasso. Fondazione Gimbe: "Avanza il privato"

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Sanità pubblica al collasso. Fondazione Gimbe: "Avanza il privato"

Liste di attesa infinite, rinunce alle cure, innovazioni inaccessibili, diseguaglianze senza precedenti e viaggi della speranza secondo l'analisi della Fondazione

Inserito da (Redazione Nazionale), martedì 28 marzo 2023 18:56:13

di Norman di Lieto

Il nostro Paese non è ancora arrivato a livelli di privatizzazione 'made in Usa' della sanità anche se i campanelli d'allarme aumentano e uno di questi lo ha fornito l'ultimo studio della Fondazione Gimbe sulla situazione della sanità pubblica che non ne esce affatto bene sempre più al collasso e che lascia continuamente spazio alla sanità privata.

Il nostro servizio sanitario nazionale che era considerato uno dei fiori all'occhiello del nostro Paese lentamente e - in maniera inesorabile - peggiora, nel day by day portando il pubblico a cedere il passo al privato, e in maniera inesorabile.

Quello che emerge dallo studio della Fondazione Gimbe è come la sanità pubblica sia, ormai, irrimediabilmente in codice rosso: liste di attesa infinite, rinunce alle cure, innovazioni inaccessibili, diseguaglianze senza precedenti e viaggi della speranza. E mentre la sanità pubblica arretra, il privato avanza.

"Serve un radicale cambio di rotta" ed un piano di rilancio del Ssn.

"La crisi di sostenibilità del Ssn - dichiara Nino Cartabellotta, presidente Gimbe - sta raggiungendo il punto di non ritorno tra l'indifferenza di tutti i Governi che negli ultimi 15 anni, oltre a tagliare o non investire in sanità, sono stati incapaci di attuare riforme coraggiose per garantire il diritto alla tutela della salute".

Un Ssn gravemente malato, afferma, che "costringe i pazienti ad attese infinite, migrazione sanitaria, spese ingenti, sino alla rinuncia alle cure". Secondo una recente audizione dell'Istat, sottolinea Gimbe, la quota di persone che hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie è passata dal 6,3% nel 2019 al 9,6% nel 2020, sino all'l'11,1% nel 2021. E se nel 2022 le stime attesterebbero un recupero con una riduzione al 7%, l'ostacolo principale rimangono le lunghe liste di attesa (4,2%) rispetto alle rinunce per motivi economici (3,2%). Nel 2021, inoltre, la spesa sanitaria in Italia ha raggiunto i 168 miliardi di euro, di cui 127 di spesa pubblica (75,6%), 36,5 (21,8%) a carico delle famiglie e 4,5 (2,7%) sostenuti da fondi sanitari e assicurazioni. La chiave di lettura, commenta Cartabellotta, "è chiarissima: la politica si è sbarazzata di una consistente quota di spesa pubblica per la sanità, scaricando oneri iniqui sui bilanci delle famiglie". Quanto alle diseguaglianze territoriali, il gap Nord-Sud è "ormai incolmabile, e rende la 'questione meridionale' in sanità una priorità sociale ed economica".

Infatti, guardando ai punteggi Lea (Livelli essenziali di assistenza) nel decennio 2010-2019, tra le prime 10 Regioni solo due sono del centro (Umbria e Marche) e nessuna del sud, e nel 2020 solo 11 Regioni risultano adempienti ai Lea, di cui solo la Puglia al Sud.

Fonte foto: Foto difernando zhiminaiceladaPixabay e oto diSasin TipchaidaPixabay

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