Tu sei qui: Storia e Storie80 anni fa l'eccidio dei sette fratelli Cervi e di Quarto Camurri
Inserito da (Redazione Nazionale), giovedì 28 dicembre 2023 20:19:18
Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore Cervi, uccisi ottant'anni fa, il 28 dicembre 1943, sono diventati uno dei simboli più noti e celebrati della Resistenza italiana. A loro sono dedicate vie, piazze e scuole in molte parti d'Italia.
Alla fine del 1943 l'Italia aveva firmato l'armistizio, ma la guerra era ancora ben lontana dal mettere definitivamente la parola fine alle ostilità: la famiglia Cervi, di formazione cattolica, nella cascina che aveva in affitto ai Campi Rossi di Gattatico, nella fertile pianura reggiana, era diventata uno dei punti di riferimento dell'antifascismo nella zona, luogo sicuro per i rifugiati e base per azioni, in collaborazione con i gruppi partigiani locali.
E, per queste ragioni, tenuti d'occhio dalla polizia fascista.
Insieme al padre, alla madre Genoeffa, alle due sorelle e ai numerosi figli, avevano preso in affitto la grande casa di campagna che oggi è diventata un centro di documentazione che porta avanti lo spirito della Resistenza e i valori della Costituzione.
E provarono a innovare il modo di coltivare la terra. Innanzitutto studiando: a casa Cervi sono ancora oggi conservati trattati dell'epoca sull'agricoltura, che i fratelli, nonostante non avessero una grande istruzione, leggevano per capire come produrre di più e meglio.
I Cervi erano arrivati al podere di Praticello di Gattatico alla ricerca di un terreno da rendere coltivabile, attraverso le conoscenze acquisite grazie alla "Riforma sociale" di Luigi Einaudied alle tante ore trascorse sui libri, nelle pause del lavoro, per imparare le moderne tecniche dell'agricoltura.
Simbolo di questa volontà di modernizzare le tecniche di coltivazione l'acquisto di un trattore, nel 1939, uno dei primi della zona.
Insieme al trattore comprarono un mappamondo, quasi per fare del loro lavoro un manifesto ideale: i piedi ben piantati nella terra della grande pianura, ma lo sguardo e il pensiero rivolto all'intera umanità.
I sette fratelli Cervi, insieme al padre, vennero arrestati il 25 novembre 1943, dopo un conflitto a fuoco con le milizie fasciste.
Vennero portati nel carcere dei Servi di Reggio Emilia, mentre il padre Alcide fu trasferito in un'altra prigione della città: il 28 dicembre, dopo un'azione dei partigiani, le autorità cittadine decisero una rappresaglia.
I fratelli, da Gelindo, il più grande che aveva 42 anni, a Ettore, il più piccolo, che ne aveva 22, vennero portati, insieme a Quarto Camurri, arrestato insieme a loro, al poligono di tiro di Reggio Emilia dove vennero fucilati.
Nei primi giorni del 1944 il bombardamento alleato di Reggio Emilia che colpì anche il carcere dove era detenuto, permise al padre Alcide, ancora ignaro della sorte dei suoi figli, di scappare.
Ma le sofferenze per i superstiti di questa famiglia non erano ancora finite: nel 1944 i fascisti torneranno ad assaltare e bruciare la casa, poi, meno di un anno dopo la fucilazione dei figli, la madre Genoeffa morì a causa di un attacco di cuore.
Finita la guerra, il volto scavato di Alcide, segnato dagli anni, dalle fatiche e dal dolore, col suo cappello e le sette medaglie d'argento al valore militare sempre appuntate sulla giubba, divenne l'immagine incarnata più popolare dei valori che portarono alla nascita della Repubblica.
Fino al giorno della sua morte, avvenuta a 95 anni nel 1970, il giorno del suo funerale a Reggio Emilia c'erano 200mila persone per rinnovare la reciproca promessa collettiva: "Dopo un raccolto, ne viene un altro"
Fonte: Commons Wikimedia e A.N.P.I. Reggio Emilia
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