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Tu sei qui: Storia e StorieAndrea Zana è il nuovo General Manager de Il San Pietro di Positano: «L’hotel è la mia vita»

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Positano, Costiera Amalfitana, Ospitalità, Turismo, Accoglienza, Professionalità

Andrea Zana è il nuovo General Manager de Il San Pietro di Positano: «L’hotel è la mia vita»

L'intervista pubblicata sul Journal della prestigiosa struttura positanese "The San Pietro Life"

Inserito da (Admin), venerdì 31 luglio 2020 10:26:51

La notizia è apparsa in un post pubblicato ieri sui profili ufficiali de Il San Pietro di Positano: "Quest'anno Andrea Zana assume il ruolo di General Manager della nostra struttura. Per conoscere la storia dell'uomo che accoglie e coccola i nostri ospiti, controlla l'ultimo post su The San Pietro Life sul nostro sito web".

Una carriera lunga 26 anni riportata in prima persona all'interno di un'intervista intima e appassionata in cui Andrea si racconta lasciando trasparire quanto l'impegno e l'amore per il proprio lavoro porti sempre a grandi risultati.

Di seguito l'intervista integrale riportata sul sito de Il San Pietro di Positano

Com'è entrato nel mondo dell'ospitalità?

Sono entrato in questo mondo per caso, grazie a mio padre che mi ha chiesto di lavorare con lui a Firenze. Inizialmente come barista in albergo per mantenermi mentre studiavo Economia e Turismo all'Università di Firenze. Dopo qualche mese ho capito che il mondo dell'ospitalità era la strada che volevo seguire, mentre lo studio di qualsiasi altra materia diventava meno prioritario. Lavorare in un hotel è diventata rapidamente la mia missione di vita. Da lì ho fatto un'esperienza all'estero, prima come cameriere all'Hyde Park Hotel di Londra e, dopo 6 mesi, al Savoy per una formazione nel Food&Beverage. Dopo un paio d'anni sono rientrato a Firenze per completare il percorso universitario continuando a lavorare come Maitre d'Hotel presso gli hotel Lungarno, costruendo pian piano la mia carriera.

All'inizio del 2003 sono andato a Milano per l'apertura del Park Hyatt e dopo due anni sono stato trasferito come F&B Manager dell'Hyatt Regency Charles de Gaulle di Parigi, un grande albergo nei pressi dell'aeroporto. Prima di allora, avevo lavorato solo in boutique hotel, quindi strutture completamente diverse. Questo hotel era enorme, con un numero impressionante di camere, negozi, ristoranti e sale meeting. Mi è servito per apprendere un altro livello di organizzazione e competenza, gestendo il costante turnover di clienti e collaboratori.

Com'è arrivato al San Pietro?

Ho ricevuto una telefonata da Vito Cinque a fine 2011. Cercava un F&B Manager per il San Pietro e mi ha chiesto se fossi interessato. Sono venuto per un colloquio e tutto quello che posso dire è che è stato amore a prima vista. Sono rimasto colpito dall'ospitalità, dal calore e dall'attenzione di una famiglia che si è sempre dedicata alla proprietà e ai suoi ospiti, ed è qui che ho imparato il valore della continuità. Mentre prima cambiavo albergo dopo un po', in cerca di nuove esperienze, al San Pietro ho appreso che per capire veramente l'anima di un luogo, c'è bisogno di tempo. Non solo per conoscere gli ospiti abituali che tornano anno dopo anno - parliamo di oltre il 40% - ma anche l'incredibile staff, cresciuto con l'albergo nel corso degli anni. Mi sono trasferito al San Pietro come F&B Manager nel 2012.

Ha iniziato come F&B Manager per poi diventare Resident Manager. Quest'anno ha assunto la carica di Direttore. È la prima volta che ricopre questo ruolo? Come lo trova?

Sì, sono molto fortunato perché è una conquista speciale ricoprire questa posizione in un albergo considerato tra i più belli al mondo e poter lavorare con una visione di ospitalità e sostenibilità a lungo termine. Tutto ciò che si fa al San Pietro nasce con uno sguardo al futuro, e con tre obiettivi chiari: garantire un ritorno dell'investimento di risorse ed energie che la famiglia Cinque mette continuamente a disposizione; stare a stretto contatto con gli ospiti, molti dei quali tornano anno dopo anno e considerano l'albergo la loro casa a Positano, e soprattutto, prendersi cura del personale che ama restare, guadagnandosi la fedeltà a vita. Un manager che si prende cura di un albergo come il San Pietro deve trovare il giusto equilibrio tra questi tre parametri per mantenere la sua visione.

Secondo lei, quali sono le principali differenze tra il San Pietro e gli altri alberghi in cui ha lavorato?

Sono differenze piuttosto semplici. Con una storia di 50 anni, la famiglia Cinque, oltre a sapere cosa fare, sa cosa ‘non' fare per fidelizzare clienti e personale. Ad esempio, per mantenere la tranquillità e la privacy dei loro ospiti, non hanno mai organizzato grandi eventi all'interno dell'albergo. E ogni volta che c'è stata l'opportunità di vendere l'hotel a un prezzo esorbitante - viste le continue offerte- hanno sempre rifiutato, così gli ospiti abituali e il personale si fidano della famiglia. Poi c'è la posizione che è incomparabile. C'è un investimento costante in modo che gli ospiti tornando trovino sempre qualcosa di nuovo, e allo stesso tempo ritrovano quel personale che li conosce per nome e sa esattamente quello che gli piace. Poi ci sono sempre nuovi servizi ed esperienze che si aggiungono per migliorare il soggiorno. Per esempio, l'anno scorso abbiamo aggiunto lezioni di italiano gratuite, Cocktail Masterclass e una degustazione personalizzata con i sommelier, o servizi extra come la navetta gratuita via mare da e per Positano che abbiamo iniziato a offrire l'anno scorso e per la quale gli ospiti sono stati molto contenti, dato che il traffico su strada stava diventando troppo frenetico.

Ma più di tutto, ciò che fa la differenza è il fatto che, più che un albergo, il San Pietro è una grande casa che apre le porte al mondo, dove gli standard di servizio sono estremamente elevati, ma non vengono interpretati in modo rigido e il personale si sente libero di prendere decisioni autonomamente senza avere le mani legate. Al San Pietro c'è sempre un filo conduttore che seguiamo per costruire il nostro percorso e questo fa la differenza.

 

Dopo i fratelli Cinque, lei è il volto più famoso dell'albergo e molto popolare tra gli ospiti. Qual è la sfida più grande nel suo nuovo ruolo di Direttore?

Credo sia quella di mantenere un vantaggio competitivo sui nostri più stretti concorrenti, di diventare sempre più un punto di riferimento a livello internazionale, di continuare a investire nella tecnologia che aiuta a fare meglio, di aumentare il numero di ospiti abituali e di trovare il modo di acquisire nuove competenze giorno dopo giorno e anno dopo anno. Penso che lavorando in sinergia con il team, si abbia un maggiore know-how, nonché competenze, risorse ed energie per conquistare nuovi ospiti.

Quali aspetti del suo lavoro le piacciono di più?

Sicuramente il rapporto con gli ospiti; vedere la loro emozione all'arrivo e alla partenza, ricevere lettere da coloro che diventano amici nel corso degli anni e che ti inviano cartoline o ti chiamano a Natale, che ti invitano a passare una serata insieme ogni volta che viaggio nella loro parte di mondo. Per questo non è solo un lavoro, ma c'è anche un importante aspetto sociale. Sulla scrivania ho una cartella con le centinaia di lettere e biglietti d'auguri che ho ricevuto da quando lavoro qui. Mi sostengono e mi danno tanta gioia e soddisfazione come prova tangibile dell'affetto che la gente ha per il San Pietro e per noi che lo rappresentiamo.

Un altro aspetto che mi piace è la mia interazione con il personale dell'albergo, conoscere ognuno di loro individualmente, quali sono i loro talenti e come aiutarli a crescere, e quindi a crescere insieme come squadra.

Come si rilassa nel giorno libero?

Amo trascorrere la giornata in spiaggia con mia moglie e mia figlia.

Ha un hobby?

Amo leggere, nuotare in estate e sciare in inverno. E ovviamente sono appassionato di cibo, vino e viaggi. Grazie a questo lavoro, durante l'inverno, ho la possibilità di viaggiare e di incontrare agenti di viaggio e di scoprire nuovi posti. Credo che il viaggio apra la mente, ed è una sorta di liberazione quando ti rendi conto che quelli che un tempo pensavi fossero limiti, non esistono più.

Un'altra passione che ho è quella di formare la prossima generazione che vuole lavorare nel settore dell'ospitalità. Recentemente sono stato contattato dall'Università di Napoli per tenere i corsi del nuovo Master in Hospitality Management e i corsi dell'Ente del Turismo della Costiera Amalfitana su Leadership, Revenue Management e come ottenere un vantaggio competitivo nel settore, una materia che mi appassiona perché spinge ogni albergo ad alzare il proprio standard di servizi in modo che il livello di base rimanga alto per tutti.

Dopo aver lavorato nel settore dell'ospitalità per 26 anni, è soddisfatto di questa strada che ha scelto di percorrere?

I momenti più belli della mia vita sono stati quelli legati all'ospitalità. Ho conosciuto mia moglie a Milano, mentre lavoravamo nello stesso albergo. Siamo sposati da 14 anni e abbiamo una figlia di 9 anni che si chiama Giulia. L'altro giorno mia figlia mi ha detto: "Anch'io voglio diventare un albergatore". Le piace il programma televisivo 4 hotels, dove quattro hotel competono per l'eccellenza dei servizi.

Posso dire in tutta onestà che l'industria dell'ospitalità è la mia vita. L'hotel è la mia vita. D'inverno, quando viaggio, guardo gli alberghi, mangio negli alberghi, soggiorno negli alberghi per capire se c'è qualcosa di nuovo che mi sprona a nuove idee nel creare qualcosa di meglio. Mi piace arricchire le mie conoscenze. Non credo di sapere tutto e bene, ma cerco di guardare a ciò che gli altri fanno meglio, valutando non solo i nostri punti di forza, ma anche i punti deboli e apportando così i cambiamenti necessari per continuare a migliorarci.

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