Tu sei qui: Storia e StorieContinua l'opera di copia integrale dei contenuti da parte di un giornale di Positano
Inserito da (admin), mercoledì 30 gennaio 2019 15:49:09
Continua la copia integrale degli articoli de Il Vescovado. Ultimo in ordine di tempo quello inerente i fatti di cronaca della rissa avvenuta ad Amalfi il 18 marzo scorso le cui indagini sono giunte a conclusione.
Inutile dire che il giornalismo scorretto, che evita di citare le fonti e che copia integralmente, è perpetrato da un giornale che porta il nome di Positano ma che "evidentemente" non è il nostro (tra l'altro noi non siamo un giornale).
Per correttezza ecco l'articolo integrale de Il Vescovado, il giornale on line della Costa d'Amalfi:
Sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari ai sette giovani della Costiera Amalfitana indagati per la rissa avvenuta all'uscita di un locale di Amalfi la sera del 18 marzo 2018 che provocò il lieve ferimento di due di essi, uno di Amalfi, l'altro di Ravello.
Il provvedimento del Pubblico Ministero, dottoressa Claudia D'Alitto, dopo la valutazione della dettagliata relazione prodotta dai Carabinieri della Compagnia di Amalfi, al termine di approfondite indagini. Diverse le persone ascoltate, presenti al momento delle colluttazioni, e l'acquisizione di materiale probatorio come i filmati restituiti dalle telecamere di videosorveglianza del Comune di Amalfi che immortalarono quegli attimi concitati.
L'episodio, che seguiva altri di eguale entità, suonò un campanello d'allarme in materia di sicurezza nel comune capofila della Divina e generò clamore e sdegno nell'opinione pubblica. Ora gli indagati hanno facoltà di prendere visione degli atti acquisiti ed entro venti giorni dalla notifica di presentare ulteriori memorie, depositare documenti e materiale probatorio, nonché presentarsi per rilasciare dichiarazioni, ovvero di chiedere di essere sottoposto a interrogatorio. Poi il processo per reato di rissa con lesioni personali (articolo 582 del Codice Penale) per il quale è prevista la reclusione da tre mesi a cinque anni.
Fonte: www.ilvescovado.it
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