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Giorno della Memoria, Mattarella: "Venne compiuto il più abominevole dei crimini"

ll presidente della Repubblica ha parlato al Qurinale davanti alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, una nutrita squadra di ministri, i presidenti di Senato e Camera,Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i vertici della Comunità ebraica e i familiari dei Giusti

Inserito da (Redazione Nazionale), sabato 27 gennaio 2024 20:40:21

Oggi 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria: al Quirinale, ieri, davanti alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, una nutrita squadra di ministri, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i vertici della Comunità ebraica e i familiari dei Giusti, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha fatto un lungo e sentitissimo discorso iniziando con le parole che furono pronunciate da Primo Levi, nel 1973.

Vi proponiamo una parte del discorso del Presidente della Repubblica, scelta dalla redazione di Positano Notizie, per chi, invece, volesse leggere integralmente il discorso può trovarlo alla fine con accesso al link diretto.

"La storia della deportazione e dei campi di concentramento non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: ne rappresenta il fondamento condotto all'estremo, oltre ogni limite della legge morale che è incisa nella coscienza umana".

Mattarella ha poi proseguito:

"Primo Levi scolpiva, nel 1973, il giudizio sulle radici e sulle responsabilità prime dello sterminio organizzato e programmato ai danni di donne e uomini definiti di razze inferiori, il più grave compiuto nella storia dell'umanità.

Lo sterminio organizzato e programmato ai danni di donne e uomini definiti di razze inferiori, il più grave compiuto nella storia dell'umanità.

Il più abominevole dei crimini, per gravità e per dimensione - il genocidio di milioni di persone innocenti - commesso a metà dello scorso secolo nel cuore della civile Europa, dove già da molto tempo gli ideali di libertà, di rispetto dei diritti dell'uomo, di tolleranza, di fratellanza, di democrazia si erano diffusi, e venivano proclamati e largamente praticati.

Il senso di incredulità registrato di fronte a quanto accaduto in quegli anni sventurati, accanto al pudore dei sopravvissuti, rinchiusisi, in un primo momento, nel silenzio, traeva la sua origine anche da una concezione ottimistica della Storia e della natura dell'uomo.

L'uomo del Novecento - immerso nel tempo della ragione, della fiducia incondizionata nell'avanzamento della scienza, della cultura, della tecnica - mai avrebbe pensato di trovarsi di fronte a un tornante così tragico; mai avrebbe concepito la possibilità di una simile regressione: mentre si confidava - come veniva conclamato - in un'alba radiosa per l'umanità, si trovò improvvisamente precipitato nelle tenebre più fitte.

Auschwitz spalancava - e spalanca tuttora - i suoi cancelli su un abisso oltre ogni immaginazione. Un orrore assoluto, senza precedenti - cui null'altro può essere parificato - ideato e realizzato in nome di ideologie fondate sul mito della razza, dell'odio, del fanatismo, della prevaricazione. Un orrore che sembrava inconcepibile tanto era lontano dai sentimenti che normalmente si attribuiscono al genere umano.

Eppure Auschwitz e tutto il meccanismo di sterminio - che ha inghiottito milioni di ebrei, e anche appartenenti al popolo Romanì, omosessuali, dissidenti, disabili, testimoni di Geova - sono stati concepiti e realizzati da menti umane. Menti che, per quanto perverse, hanno sedotto, attratto e spinto alla complicità centinaia di migliaia di persone, trasformate in "volenterosi carnefici" secondo la lucida definizione di Daniel Goldhagen.

Eppure le ideologie di superiorità razziale, la religione della morte e della guerra, il nazionalismo predatorio, la supremazia dello Stato, del partito, sul diritto inviolabile di ogni persona, il culto della personalità e del capo, sono stati virus micidiali, prodotti dall'uomo, virus che si sono diffusi rapidamente, contagiando gran parte d'Europa, scatenando istinti barbari e precipitando il mondo intero dentro una guerra funesta e rovinosa.

"Siamo uomini - ammoniva ancora Primo Levi - apparteniamo alla stessa famiglia umana a cui appartennero i nostri carnefici", dimostrando "per tutti i secoli a venire quali insospettate riserve di ferocia e di pazzia giacciano latenti nell'uomo dopo millenni di vita civile."

Nel buio più fitto, nella lunga e oscura notte dell'umanità, prendendo a prestito un'immagine di Elie Wiesel, tante piccole fiammelle hanno indicato una strada diversa dall'odio e dalla oppressione.

Sono stati i "Giusti", secondo una terminologia cara al popolo ebraico perseguitato. Persone che, per motivazioni diverse, hanno rischiato la propria vita e talvolta l'hanno perduta per mettere in salvo cittadini ebrei dalla furia omicida nazifascista. Un lungo elenco di nomi, quasi ottocento - come abbiamo ascoltato - quelli finora accertati in Italia, una costellazione di luci e di speranza che continua a rassicurare sul destino dell'umanità.

Persone tra le più disparate: donne e uomini, laici e religiosi, partigiani, appartenenti alle forze dell'ordine, funzionari dello Stato, intellettuali, contadini. Accomunati dal coraggio, dalla rivolta contro la crudeltà, dal senso di umanità.

C'è chi ha nascosto e protetto, chi ha falsificato documenti e liste, chi ha aiutato a espatriare. Migliaia di gesti, grandi e piccoli, di ribellione contro il conformismo e contro l'ideologia imperante.

Abbiamo ricordato quest'oggi qualche nome: da Giorgio Perlasca a Gino Bartali e gli altri che, nel video e nelle letture, sono stati riproposti alla nostra riconoscenza.

[...]

I "Giusti" hanno dimostrato, a rischio della propria vita e di quella delle loro famiglie, che il senso di umanità, se rettamente coltivato, resiste in ogni condizione e supera persino i confini del tempo e della morte. Ci hanno insegnato, anche di fronte a tragedie immani, il valore salvifico dei gesti di coraggiosa solidarietà. Perché, per ripetere anch'io questa mattina il celebre detto del Talmud, "chi salva una vita salva il mondo intero."

L'esempio dei Giusti rischiara la nostra via e il nostro percorso. E consente di ritessere quella trama di fiducia nel genere umano che con la costruzione dei campi di sterminio sembrava per sempre distrutta.

Tuttavia, di fronte a questi esempi di altruismo, di coraggio, di abnegazione, risaltano ancor di più i crimini commessi da altri uomini e altre donne, in nome di regimi dittatoriali e brutali.

Celebrare doverosamente i Giusti non deve far dimenticare i tanti, troppi ingiusti: i pavidi, i delatori per denaro, per invidia o per conformismo; i cacciatori di ebrei; gli assassini; gli ideologi del razzismo.

[...]

La nostra Costituzione dispone con chiarezza: tutti i cittadini sono portatori degli stessi diritti.

La presenza ebraica è stata fondamentale per lo sviluppo dell'Italia moderna e nella formazione della Repubblica.

Le comunità ebraiche italiane sanno che l'Italia è la loro casa e che la Repubblica, di cui sono parte integrante, non tollererà, in alcun modo, minacce, intimidazioni e prepotenze nei loro confronti".

[...]

 

Per leggere il suo discorso integrale, qui

 

FONTE FOTO: Sito istituzionale del Quirinale e pagina fb Ignazio La Russa

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