Tu sei qui: Storia e StorieMaiori, trentasei anni fa il crollo di Palazzo D'Amato
Inserito da (Admin), venerdì 28 giugno 2024 07:17:29
da un post di Sigismondo Nastri
Era il 27 giugno 1988. La tranquilla cittadina di Maiori fu scossa da una tragedia che lasciò un segno indelebile nella memoria collettiva: il crollo di un'ala dello storico Palazzo D'Amato, situato al corso Reginna. L'incidente provocò la morte di sei persone, tra cui anche due criminali che avevano appiccato un incendio nel tentativo di perpetrare una truffa assicurativa.
L'incendio fu appiccato prima dell'alba in un negozio di abbigliamento situato nell'edificio. Le fiamme e l'esplosione risultante causarono il cedimento strutturale del palazzo, uno dei più belli e storicamente significativi della cittadina. Sigismondo Nastri, allora residente al parco Cocomero in viale Capone, fu tra i primi a giungere sul luogo della tragedia.
Nastri, armato di una Polaroid, documentò con prontezza la scena, catturando immagini che avrebbero avuto un impatto significativo. Tra queste, due foto ritraevano il corpo di uno dei malfattori e le taniche di benzina utilizzate per l'incendio. Queste immagini, inviate immediatamente alla redazione del Giornale di Napoli, contribuirono alla pubblicazione di un'edizione straordinaria del giornale, distribuita anche a Maiori nella stessa mattinata.
Le operazioni di soccorso e indagine furono condotte sotto la stretta supervisione dei carabinieri. Il colonnello responsabile minacciò Nastri di denuncia se avesse pubblicato le foto, considerandole prove non ancora repertate. Tuttavia, Nastri riuscì a mettere al sicuro le immagini e, con il supporto del capo redattore Umberto Belpedio, le foto furono pubblicate il giorno successivo, eccetto quella del cadavere, giudicata troppo cruenta.
Nei giorni successivi, Nastri continuò a seguire la vicenda insieme al giornalista Eduardo Scotti, realizzando un'inchiesta giornalistica precisa e completa. Questo evento rimane un triste capitolo della storia di Maiori, ricordato per la sua tragicità e per l'infaticabile lavoro di documentazione giornalistica che ne seguì.
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