PoliticaA Monfalcone la crociata contro il burkini, la sindaca: «Basta musulmani vestiti sulla spiaggia e in mare, si adeguino ai nostri costumi»

Monfalcone, musulmani, burkini, abbigliamento, politica

A Monfalcone la crociata contro il burkini, la sindaca: «Basta musulmani vestiti sulla spiaggia e in mare, si adeguino ai nostri costumi»

Il primo cittadino ha preso di mira il burkini nelle spiagge di Marina Julia e Marina Nova, esprimendo il suo disappunto per le donne che si coprono completamente mentre frequentano l'arenile e entrano in mare.

Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), sabato 22 luglio 2023 08:28:42

La sindaca di Monfalcone, Anna Cisint, ha definito il bagno con indosso i vestiti un "comportamento inaccettabile" e ha promesso provvedimenti per proteggere l'interesse generale della città e dei concittadini.

Il primo cittadino ha preso di mira il burkini nelle spiagge di Marina Julia e Marina Nova, esprimendo il suo disappunto per le donne che si coprono completamente mentre frequentano l'arenile e entrano in mare.

Cisint ha deciso di scrivere alle comunità musulmane per manifestare il suo disappunto e chiedere loro di utilizzare costumi da bagno tradizionali. Inoltre, ha consultato i legali del Comune per studiare come vietare questa pratica che ritiene dannosa per il decoro del luogo.

Di seguito, il comunicato integrale del sindaco:

Marina Julia è diventata in questi anni uni degli arenili più apprezzati della regione per il turismo delle famiglie e degli appassionati degli sport del mare. Gli ingenti investimenti effettuati per la dotazione di strutture, il ripascimento della spiaggia e lo sviluppo dei servizi fanno del nostro litorale un punto di attrazione sempre più apprezzato con un numero crescente di migliaia di presenze. Per questo diventa inaccettabile il comportamento degli stranieri musulmani che entrano abitualmente in acqua con i loro vestiti. Una pratica che crea insopportabili conseguenze dal punto di vista della salvaguardia del decoro del luogo e che sta determinando sconcerto nei tanti frequentatori e in tutti coloro che affollano Marina Julia e Marina Nova per la cura, l'attenzione e la pulizia che le caratterizzano. Chi viene da realtà diverse dalla nostra ha l'obbligo di rispettare le regole e i costumi che vigono nel contesto locale e italiano. Non possono essere accettate forme di "islamizzazione" del nostro territorio, che estendono pratiche di dubbia valenza dal punto di vista del decoro e dell'igiene generando il capovolgimento di ogni regola di convivenza sociale.

Ciò vale con ancora maggior ragione quando si intaccano e si compromettono le prospettive di una città che - anche attraverso la riqualificazione dei suoi arenili - ha assunto una dimensione turistica consolidata, riconosciuta fra le località marine italiane. Comportamenti lesivi della rispettabilità e della dignità necessaria nella frequentazione di questi luoghi pubblici incidono negativamente nell'attrattività e nelle ricadute per i gestori dei servizi.

Ritengo, dunque, per le evidenti ragioni di rispetto del decoro richiesto nei comportanti di chi si reca in questi luoghi la pratica di accedere sull'arenile e in acqua con abbigliamenti diversi dai costumi da bagno deva cessare e intendo applicare questi principi con un apposito provvedimento a tutela dell'interesse generale della città e dei nostri concittadini.

Peraltro, questo inaccettabile comportamento si colloca in un contesto nel quale si riscontrano sempre maggiori lesioni alle norme, ai principi e alle forme che sovrintendono la vita comunitaria, rischiando in tal modo di allargare la frattura nei rapporti fra la grande maggioranza dei monfalconesi e la componente islamica. Mi riferisco fra l'altro alla sempre maggior presenza in città di donne con il burka con la integrale copertura della faccia che impedisce ogni identificazione ed è evocativo di una visione integralista, parte anche questo di atteggiamenti di una volontà di non rispettare regole e norme dei Paesi di arrivo, in particolare della componente del Bangladesh, che è la presenza più numerosa.

L'Amministrazione comunale non può consentire che si sviluppi "una città nella città" con regole diverse dalle leggi vigenti nel nostro Paese e dal comune sentire della stragrande maggioranza dei nostri concittadini, determinando in tal modo una sorta di "discriminazione all'incontrario" e sarà rigorosa nel far rispettare gli ordinamenti comunali e nel pretendere dalle grandi realtà produttive, a cominciare da Fincantieri, un diverso governo dei flussi. L'arrivo incontrollato del passato dai Paesi più poveri con forme di dumping diffuse soprattutto nei subappalti, che ha scaricato sul territorio le relative conseguenze di carattere sociale, sanitario, abitativo, scolastico e occupazionale, deve essere profondamente rivisto.

 

Foto: Anna Cisint

Galleria Fotografica