Tu sei qui: PoliticaCgil, lo strano caso del portavoce licenziato. Landini: "Non esiste più quel ruolo"
Inserito da (Redazione Nazionale), domenica 17 settembre 2023 10:36:51
Massimo Gibelli è stato per anni portavoce della Cgil, ma dopo anni la sua figura professionale è sparita così - in automatico - è 'sparito' anche lo stesso Gibelli.
Ma lui non ci sta e scrive una lettera in cui, prima all'Huffington Post, poi ripresa integralmente sia dal quotidiano: "La Stampa" e da "Repubblica" spiega le ragioni irragionevoli - a suo dire - del suo allontanamento.
Dopo questa lettera, ogni testata nazionale ha riportato quella che pare essere una vera e propria anomalia nel panorama del lavoro, con molti che leggendo quelle righe in cui, testualmente, Gibelli afferma di essere stato licenziato utilizzando uno strumento come il Jobs Act (visto da sempre con il fumo negli occhi da parte del sindacato di Corso d'Italia) e da cui in moltissimi si sono chiesti:
"Ma allora anche il sindacato licenzia i suoi dipendenti?"
Diciamolo, una patata bollente, che arriva direttamente da chi all'interno della Cgil ha avuto quel ruolo apicale per diversi anni ovvero, il portavoce del segretario nazionale della Cgil, ovvero il numero 1 dell'organizzazione del quadrato rosso.
Maurizio Landini sollecitato diverse volte dagli organi di stampa, ha dichiarato:
"La Cgil due anni fa ha abolito la figura del portavoce del segretario generale, perché si tratta di un lusso che non possiamo permetterci".
E questo spiega il licenziamento dello storico portavoce di Sergio Cofferati e Susanna Camusso, Massimo Gibelli.
Licenziamento che comunque non è avvenuto con le regole del Jobs Act di Matteo Renzi perché quando il comunicatore era stato assunto, ovvero il 2012, la legge non c'era ancora.
Mentre all'ex portavoce veniva comunicato che da quella figura professionale era stata abolita, lo stesso Gibelli si era detto disponibile ad occupare altri impieghi all'interno della Confederazione, ma niente da fare.
Licenziato per giustificato motivo.
Ripetiamo, patata bollente che mette in imbarazzo la Cgil e con Landini che non ci sta a fare la figura del tagliatore di teste:
"La Cgil ha proceduto ad una sua riorganizzazione interna - ha spiegato - e la scelta che è stata fatta è quella di non avere più la figura del portavoce. Nella riorganizzazione questo è un lusso che non possiamo più permetterci. Non a caso io non ho più nessun portavoce, quindi abbiamo semplicemente fatto una riorganizzazione che va in questa direzione, né più né meno.
Siamo un'organizzazione che vive sul contributo economico degli iscritti - ha aggiunto il segretario generale -. e dobbiamo avere attenzione su come spendiamo i nostri soldi".
Landini rispedisce al mittente poi l'accusa di aver licenziato con le regole del Jobs Act, bestia nera del sindacato:
"Il licenziamento con il Jobs Act non c'entra assolutamente nulla, lui era assunto dal 2012", ha sottolineato il segretario, mentre la misura è entrata in vigore solo nel marzo del 2015.
Gibelli era entrato nell'ufficio stampa della Cgil piemontese nel 1983, con Fausto Bertinotti, fino a diventare portavoce di Sergio Cofferati.
Nel 2002 aveva seguito quest'ultimo nell'esperienza di sindaco di Bologna, per rientrare poi nel sindacato nel 2012 come portavoce prima di Susanna Camusso, e poi di Maurizio Landini.
Fino all'epilogo velenoso.
Norman di Lieto
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