Tu sei qui: Territorio e AmbienteAbruzzo, tra orso bruno e uomo la convivenza è possibile
Inserito da (Redazione Nazionale), martedì 13 giugno 2023 21:10:26
Dopo i tragici fatti accaduti in Trentino e con la drammatica morta di un runner di soli 26 anni aggredito da un orso e con tutte le polemiche e le iniziative che si sono susseguite, arriva dall'Abruzzo una notizia che sancisce come in quel territorio la convivenza tra orso e uomo sia fattibile.
Perché?
Per la scarsa variabilità genetica e l'elevato rischio di estinzione dell'orso bruno marsicano, uniti al minimo impatto con l'uomo: così nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, la convivenza pacifica tra le due specie è possibile.
A svelare le caratteristiche della coesistenza è un nuovo studio coordinato dall'Università La Sapienza di Roma.
I ricercatori hanno sottoposto questionari per capire gli atteggiamenti di chi convive con gli orsi bruni marsicani.
Allo studio, pubblicato sul Journal for Nature Conservation, hanno partecipato 196 intervistati appartenenti a diverse categorie:
guardiaboschi, forestali, albergatori, pastori e cacciatori. Per tutti i gruppi le risposte hanno indicato atteggiamenti favorevoli nei confronti degli orsi ma le differenze andavano da positive (pastori e cacciatori) a fortemente positive (guardie forestali, guardaboschi e albergatori).
Pastori e cacciatori hanno rivelato un legame più personale con questi animali perché le loro attività possono esserne direttamente influenzate. "Nonostante tutti sostengano la causa della sua conservazione, la divergenza di vedute - spiega Jenny Anne Glikman, ricercatrice presso dell'Istituto spagnolo di studi sociali avanzati e prima autrice dello studio - aumenta in relazione alla percezione di come i costi e i benefici della coesistenza siano distribuiti tra categorie sociali".
L'orso bruno marsicano, spiegano gli esperti, soffre di scarsissima variabilità genetica ed è soggetto a elevato rischio di estinzione. Per questo è fondamentale ridurre al minimo qualsiasi fonte di impatto con l'uomo, a partire dai livelli di mortalità accidentale e illegale.
"In virtù della lunghissima coabitazione, dell'elevata tolleranza e dell'atteggiamento positivo nei confronti del plantigrado, i tempi sono maturi per promuovere una responsabilità collettiva nei confronti della specie, che non può più essere vista come un vincolo per le comunità locali - sottolinea Paolo Ciucci della Sapienza, coordinatore dello studio -. L'intera comunità deve poter essere coinvolta nella gestione e condividere l'orgoglio della conservazione di una specie localmente considerata di elevato valore".
Fonte foto: Foto diPexelsdaPixabay e Foto diRobert BalogdaPixabay
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