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Tu sei qui: Economia e TurismoCresce la 'fuga' degli italiani all'estero, nel 2019 +4,5%. Giovani lamentano precarietà del lavoro e difficoltà di fare carriera
Scritto da (Maria Abate), mercoledì 20 gennaio 2021 16:14:29
Ultimo aggiornamento mercoledì 20 gennaio 2021 16:24:35
Sono in aumento gli italiani che si trasferiscono all'estero. È quanto rileva l'Istat nel suo ultimo rapporto, secondo cui nel 2019 le cancellazioni anagrafiche per l'estero (emigrazioni) sono quasi 180mila (+14,4% sul 2018).
Di queste, tre su quattro riguardano italiani (122mila, +4,5%). Quasi tre cittadini italiani su quattro trasferitisi all'estero nel 2019 hanno 25 anni o più (circa 87mila): uno su tre (28mila) è laureato. Il fatto che siano in maggioranza giovani a trasferirsi all'estero contribuisce al generale invecchiamento della popolazione italiana. Mentre il fatto che buona parte di essi sia laureata, determina la perdita di cittadini che, con le proprie energie e competenze, potrebbero a tirare fuori l'Italia dalla spirale di crisi generalizzata in cui si è incagliata. Questi giovani laureati saranno preziosi, invece, nei paesi in cui emigrano.
Dalla Costiera Amalfitana abbiamo svariati casi di talenti ed eccellenze nel mondo. Si tratta di persone che, vista la poca speranza di lavoro in patria, subito dopo la laurea si sono trasferiti altrove, dove sono riuscite a lavorare nel settore per il quale hanno studiato. A determinare l'emigrazione è anche lo stipendio: il mercato del lavoro italiano penalizza i giovani e valorizza gli anziani, anche a parità di titolo di studio.
Insomma, i dati parlano chiaro: l'Italia è un Paese in cui giovani non si sentono valorizzati come risorsa e spesso fanno le valigie alla ricerca di un posto in cui affermarsi ed essere soddisfatti del proprio impiego.
Le iscrizioni anagrafiche dall'estero, invece, (immigrazioni) sono stabili sul 2018 (circa 333mila, +0,1%). Diminuiscono quelle dei cittadini stranieri (265mila, -7,3%), mentre sono in forte aumento i rimpatri degli italiani (68mila, +46%).
Se i giovani laureati all'estero tornassero in massa in Italia, stima l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, si potrebbe migliorare decisamente il gap di educazione che l'Italia ha nei confronti degli altri paesi europei. In altre parole, gli italiani più formati vanno via, mentre gli stranieri che hanno studiato meno vengono in Italia.
Secondo i dati Ocse, il nostro paese, anziché puntare in tecnologia e innovazione, si concentra sulle attività più "semplici", come ristorazione, turismo ed edilizia. Un immobilismo che allontana i giovani e abbassa la produttività, criterio per cui l'Italia è diciottesima in una classifica di 32 paesi.
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