CronacaLa pensione non basta, Donato torna a lavorare a 72 anni e perde la vita in cantiere. Dolore ad Avetrana

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La pensione non basta, Donato torna a lavorare a 72 anni e perde la vita in cantiere. Dolore ad Avetrana

Il 72enne, tornato a lavorare ai cantieri perché non riusciva ad andare avanti con la sola pensione, ha perso la vita due giorni fa, 21 giugno

Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), giovedì 23 giugno 2022 11:21:50

Dolore ad Avetrana per la morte di Donato Marti. Il 72enne, tornato a lavorare ai cantieri perché non riusciva ad andare avanti con la sola pensione, ha perso la vita due giorni fa, 21 giugno, cadendo da cinque metri di altezza mentre lavorava per ristrutturare un immobile a Lecce.

Inutili i soccorsi e i tentativi di rianimare l'operaio da parte del personale sanitario del 118: trasportato in ospedale al Vito Fazzi di Lecce, è morto poco dopo il suo arrivo.

Lascia una moglie, due figli e i nipoti.

«Un Paese dove una persona della sua età è costretta a salire su un cantiere per sopravvivere, non è un Paese civile, non è un Paese europeo. È un Paese incivile, violento e disumano. - dichiara Leonardo Cecchi, presidente del Comitato nazionale per il Reddito Alimentare - Perché la disumanità passa anche da queste cose: passa dal costringere i pensionati a salire sui cantieri, a rovistare nella spazzatura, a digiunare. Passa dal costringere le persone di ogni età a fare cose che non dovrebbero fare o accettare condizioni che non dovrebbero accettare per sopravvivere. Inciviltà è esattamente questo: far sopravvivere le persone. Tirare fuori il peggio. A prezzi alti, altissimi, come la vita. Perché Donato è morto di sopravvivenza. E come lui tanti altri, ogni giorno, patiscono per lo stesso motivo. Chi, in politica, ignora questo, non merita di esser votato».

«Morire sul posto di lavoro è inaccettabile. - dichiara il deputato Gianluca Rospi - Dover accettare a 72 anni lavori usuranti e pericolosi per poter vivere lo è ancora di più. La scomparsa del signor Donato e delle 261 persone morte solo nei primi mesi del 2022 è una sconfitta per tutti noi. Il diritto al lavoro è sacrosanto, ma la sicurezza sul lavoro e la possibilità di avere una pensione dignitosa dopo una vita di sacrifici lo sono ancora di più».

«Donato Marti, suo malgrado, è diventato il simbolo di un'Italia dimenticata e di un'Italia che non tutela nemmeno il diritto ad invecchiare con dignità. È diventato altresì un potente contrasto allo stereotipo che, purtroppo sempre più spesso, racconta di un popolo meridionale come lavativo e poco abituato all'impegno. Donato Marti avrebbe avuto bisogno dello Stato al suo fianco ma lo Stato non c'era. Le mie più sincere e sentite condoglianze alla famiglia», dichiara l'ex ministra Barbara Lezzi.

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