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Tu sei qui: Flusso di CoscienzaTutto e il contrario di tutto. La comunicazione che crea sfiducia
Scritto da (Admin), giovedì 22 luglio 2021 07:34:55
Ultimo aggiornamento giovedì 22 luglio 2021 07:59:02
di Massimiliano D'Uva* IT manager e solution provider per Locali d'Autore
Domenica scorsa ero al mare quando, all'improvviso, sospinta dal vento si posa davanti al mio lettino una mascherina FPP2. Essendo praticamente nuova e dello stesso tipo di quelle utilizzate dai miei figli la raccolgo e chiedo a loro chi avesse mal riposto la propria mascherina. Con stupore apprendo che le loro mascherine erano ben riposte sotto il nostro ombrellone e che quella da me raccolta proveniva da chissà dove.
L'evento mi ha fatto riflettere sulle attuali restrizioni anti covid e sulla massiccia campagna "promozionale" a favore della vaccinazione che vorrei condividere, alla stregua di un ragionamento a voce alta, con tutti i nostri lettori, sperando di innescare un sano dibattito nel merito.
Premetto infine che non mi ritengo un divulgatore scientifico, né un aspirante virologo e che la mia analisi è basata, oltre che sul giornaliero vissuto da tutti noi, sulla comunicazione fin qui messa in campo da governo, istituzioni e mass media (più o meno allineati).
La prima cosa che balza agli occhi di tutti è che in nessun luogo deputato al dibattito si dà voce a chi ha delle legittime domande: o si è a favore della scienza tout court oppure si è bollati come "no vax", immediatamente assimilati ai terrapiattisti e ai divulgatori di fake news. Non ci sembra sia stato, lo ripeto a livello comunicativo, l'approccio migliore.
Partiamo dal fatto che, solo in Italia, sono stati messi in campo 4 diversi vaccini (ora ridotti a 2 e ½) Pfizer BioNTech, Moderna, Jhonson & Jhonson e Astrazeneca, sviluppati con tecnologie diverse e, secondo gli esperti "tutti validi". Capirete che in una fase storica così delicata, dove per un attimo è sembrato che dovessimo tutti morire di questa peste bubbonica chiamata CoViD-19, tutti si sono attivati per comprendere quale fosse il vaccino migliore da farsi iniettare, creando così la prima indecisione. Effetti collaterali sì, effetti collaterali no, morti sospette ma nessun collegamento con il vaccino, hanno fatto il resto e creato letteralmente il panico che ha bloccato gran parte degli italiani che oggi non sono vaccinati.
Vogliamo poi parlare delle campagne di comunicazione della prima ora secondo cui bisognava vaccinarsi per gli altri, per proteggere chi, troppo fragile, non poteva ricevere il vaccino. Salvo poi scoprire che il vaccino non ci rende immuni dal virus ma semplicemente (e non è poco, ndr) fa sì che se veniamo infettati dal virus i sintomi saranno lievi e non saremo costretti a ricorrere all'ospedalizzazione. E qui, se vogliamo portare avanti il ragionamento innescato dalla comunicazione del governo centrale, cade l'utilità della vaccinazione. L'utente medio, soprattutto se under 50 e in buona salute, che ha visto le pagine di cronaca zeppe di contagiati asintomatici, inizia a chiedersi quale sia l'utilità della vaccinazione. Per comprendere che vaccinandosi si limita la possibilità al virus di replicare e quindi potenzialmente di mutare con pericolose varianti, bisogna leggere lunghissimi e noiosi articoli, spesso intrisi di tecnicismi.
Non entro nel merito dei danni provocati dalla pubblicità dell'App "immuni", troppo poco interessante in questo contesto, e nemmeno quelli causati dalla "ancora oggi" paventata immunità di gregge, che i giornalisti dei TG sono costretti a leggere nelle loro veline. E' chiaro anche ai più distratti che non si sta affrontando il problema della comunicazione in modo serio. Tutti osserviamo il fenomeno main stream di artisti, conduttori radio, personaggi della tv e influencer "ingaggiati" nel tentativo goffo e scoordinato di veicolare la vaccinazione come il consiglio di un amico: "falla te lo dico io!". Imbarazzante l'episodio che vide un famoso giornalista attaccare un campione del passato per non essersi vaccinato. I servizi del TG, a voci unificate, paventano la possibilità di andare al cinema e al ristorante, nonché ai concerti in teatro come allo stadio, solo con il green pass minacciando l'inasprimento delle limitazioni alla libertà in nome della sicurezza sanitaria e della salute pubblica. Il rischio concreto è di fare un altro autogol.
A tutto questo si aggiungono le insane limitazioni di accesso alle spiagge libere. Tralasciamo i modi, spesso poco ortodossi, per spiegare il funzionamento della prenotazione del "posto spiaggia": qualcuno ha riflettuto sull'inutilità del sistema? Nessuno può impedire l'accesso alla battigia, nè chiedere un pedaggio per scendere in spiaggia. Se i comuni si sono organizzati bloccando l'accesso alle spiagge libere, cosa impedisce ad una persona di accedere ad uno stabilimento privato, utilizzando la discesa gratuita alla battigia, raggiungendo poi a piedi la spiaggia libera desiderata? Per non parlare poi del distanziamento tra un ombrellone e l'altro negli stabilimenti balneari che, vedendo diminuita la loro capacità, hanno drasticamente aumentato i prezzi per mantenere inalterata la redditività. La verità poi è che tutti scendono con i piedi in acqua, le persone si "assembrano" sotto gli ombrelloni degli amici, si spostano i lettini per seguire il cammino del sole, si sta in gruppetti a chiacchierare sulla battiglia incrociandosi con chiunque passeggi lungo la riva e, infine, basta un alito di vento per far volare virus, batteri e finanche una mascherina da una parte all'altra della spiaggia (quella stessa mascherina che ha innescato questo lungo e forse noioso articolo).
Insomma in chiave comunicativa nessuno ha raggiunto la sufficienza, in pochi hanno mantenuto una linea logica di pensiero prima ancora che editoriale nell'evolversi della pandemia e, condividendo tutto e il contrario di tutto, hanno portato un sentimento di sfiducia verso la vaccinazione e, più in generale, verso la scienza.
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