Tu sei qui: MondoGuerra, Paesi Nato puntano ad aumentare il numero di soldati
Inserito da (Redazione Nazionale), mercoledì 31 gennaio 2024 19:53:03
di Norman di Lieto
L'Occidente convive (male) tra due fuochi: il conflitto Ucraina-Russia e quello in Medio Oriente.
Non è solo l'Italia a lanciare l'allarme con il ministro della difesa, Guido Crosetto, ma anche la stessa Gran Bretagna non ritiene remota la possibilità di un conflitto tra Londra e la Russia.
A lanciare l'allarme è stato il capo dell'esercito del Regno che invoca più soldati per fronteggiare una possibile guerra mondiale, se non nucleare, come uno scenario a cui "prepararsi".
Il generale Patrick Sanders, capo di stato maggiore a fine mandato dell'esercito di Sua Maestà ha fatto alzare la soglia di allerta a Londra sul "pericolo russo" con gli stessi cittadini britannici che "potrebbero essere chiamati" in un futuro non lontano a combattere contro la Russia.
Lo ha dichiarato Sanders senza giri di parole in un discorso tenuto a Londra qualche giorno fa.
Senza spingersi fino a delineare lo spettro del sacrificio supremo per i sudditi di re Carlo III; ma parlando della necessità di ridar vita in qualche forma a un esercito di popolo, dopo decenni d'adesione stretta al modello delle forze professionali.
Sanders non è nuovo a dichiarazioni allarmanti, eppure sta cercando, prima del suo pensionamento, di mettere in guardia chi prende decisioni a Londra di muoversi per tempo: non escludendo il ritorno ad una leva obbligatoria, ma almeno ripartendo sin da subito dalla possibilità concreta di dotare l'esercito di Sua Maestà del giusto numero di uomini:
"Nei prossimi anni deve diventare realistico tornare a un esercito britannico di 100.000 soldati inclusa la nostra riserva e la riserva strategica, ma questo non basterà ancora".
Non è solo il generale Sanders a sottolineare quanto la difesa di uno Stato sia importante: infatti, toni analoghi sono arrivati dall'ammiraglio olandese Rob Bauer, capo del Comitato Militare Atlantico, fino a esponenti tedeschi o americani.
Senza contare come Svezia e Finlandia si stiano attrezzando militarmente vista la minaccia russa.
Queste preoccupazioni sono state raccolte anche dal ministro della Difesa, Guido Crosetto che ha dichiarato come migliaia di riservisti siano pronti ad intervenire in supporto alle Forze armate in caso di estreme necessità, come guerre o gravi crisi internazionali.
È in dirittura d'arrivo il progetto del ministero della Difesa che prevede una legge per l'introduzione di una riserva ausiliaria dello Stato, composta da non oltre diecimila unità.
L'Italia, in una prospettiva più ampia e in un eventuale scenario geopolitico futuro che si vuole scongiurare, sta lavorando a una sorta di leva volontaria, per formare non oltre diecimila italiani come professionisti a disposizione del Paese, sempre aggiornati con addestramenti periodici e da attivare in determinati casi.
A parlarne come una delle "riforme necessarie all'Italia" è lo stesso Crosetto nell'intervista al Corriere, commentando il fatto che in Germania e in Gran Bretagna si discuta di invertire le strategie militari anche ripristinando la leva obbligatoria.
"Tutti stanno cambiando tutto, ma qui in Italia a me dicono che voglio togliere denaro agli asili o alle scuole. Molti fingono di non voler capire che senza la difesa non c'è né libera istruzione né libero commercio né democrazia - spiega -. Noi non abbiamo un problema di numero, ma per esempio costruire una Riserva nazionale delle forze armate, come in Svizzera e in Israele, è un mio obiettivo, anche se da attivare, ovviamente, in casi gravissimi. Proporremo una legge, su questo, nelle prossime settimane".
In Germania i riservisti vengono richiamati per addestrarsi almeno una volta ogni anno e sono circa 15mila mentre la Francia ne arriva a disporre 77mila, puntando a centomila entro il 2024.
In Israele, i riservisti sono circa 400mila mentre in Svizzera, dove esiste anche l'alternativa del servizio civile, sono 300mila.
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