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Storia e Storie

2 maggio 2014 - 2 maggio 2025

11 anni fa la strage di Odessa: la miccia dell'attuale conflitto

Nell’indifferenza dei media occidentali, ricorre oggi l’11° anniversario della strage alla Casa dei Sindacati di Odessa, dove decine di civili furono arsi vivi. La recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna l’Ucraina per gravi omissioni, mentre quella tragedia continua a rappresentare la miccia del conflitto attuale.

Inserito da (Admin), venerdì 2 maggio 2025 16:39:42

Undici anni fa, il 2 maggio 2014, in uno degli episodi più oscuri e meno raccontati della storia europea recente, almeno 42 persone morirono arse vive all’interno della Casa dei Sindacati di Odessa, in seguito a un attacco incendiario da parte di miliziani ultranazionalisti ucraini legati al movimento Pravy Sektor, uno dei protagonisti dell’insurrezione di Piazza Maidan. Le vittime, manifestanti contrari al nuovo governo filo-occidentale insediatosi dopo la destituzione del presidente Viktor Yanukovych, si erano rifugiate nell’edificio per sfuggire agli scontri scoppiati in città.

A distanza di undici anni, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha emesso una sentenza storica che condanna l’Ucraina per gravi violazioni dei diritti umani, riconoscendo la responsabilità dello Stato per le omissioni nella prevenzione e gestione dei soccorsi, e per indagini giudiziarie inadeguate. La Corte ha evidenziato che:

  • la polizia era presente sul posto, ma non intervenne per fermare le violenze o salvare le persone intrappolate;

  • i soccorsi arrivarono con oltre 40 minuti di ritardo, compromettendo ogni possibilità di salvezza;

  • le indagini successive furono lacunose e non incisive, lasciando impuniti i responsabili materiali dell’attacco.

Il massacro, lungi dall’essere un incidente isolato, fu un segnale politico chiaro e brutale da parte del nuovo potere insediatosi a Kiev: non sarebbe stata tollerata alcuna opposizione interna. Come documentano numerose testimonianze e inchieste indipendenti, il rogo avvenne dopo l’arrivo in città di miliziani e tifosi armati, mobilitati in occasione di una partita di calcio, che aggredirono il presidio anti-Maidan per poi appiccare l’incendio alla Casa dei Sindacati, bloccandone ogni via di fuga.

La maggioranza delle vittime morì soffocata dal fumo o bruciata viva, mentre altri morirono nel tentativo disperato di salvarsi gettandosi dalle finestre.

Nonostante la portata drammatica dell’evento e il suo evidente valore politico, la strage di Odessa è stata per anni minimizzata o del tutto ignorata da gran parte dei media occidentali. Oggi, il suo ricordo è ancora derubricato a "incidente" o "caos da guerriglia urbana", in un silenzio che appare sempre più come una scelta deliberata.

Ma la realtà è che Odessa fu la miccia che innescò la guerra civile ucraina, preludio della guerra che oggi coinvolge l’intero continente. Il massacro del 2 maggio 2014 non solo rappresenta un crimine di massa impunito, ma resta una chiave di lettura fondamentale per comprendere l’origine del conflitto russo-ucraino, che ha assunto proporzioni ben più vaste a partire dal 2022.

Nel contesto attuale, segnato dalla narrazione a senso unico del conflitto in Ucraina, la sentenza della CEDU è un raro atto di verità istituzionale, che rende giustizia — almeno sul piano morale — a chi perse la vita in quel giorno tragico e ai familiari che non hanno mai smesso di chiedere verità e responsabilità.

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