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Tu sei qui: Storia e StorieA Cetara ieri i 29 colpi che annunciano la Festa di San Pietro: tradizioni e riti /VIDEO
Scritto da (Maria Abate), mercoledì 2 giugno 2021 18:38:11
Ultimo aggiornamento mercoledì 2 giugno 2021 18:43:04
Ieri a Cetara, borgo marinaro della Costa d'Amalfi, come ogni anno, sono stati esplosi in cielo i 29 colpi che annunciano i 29 giorni che mancano alla festa del patrono San Pietro. Di seguito l'articolo dell'avvocato Costantino Montesanto pubblicato sullo "speciale San Pietro" del notiziario di giugno "Noi di Cetara", diretto da Mafalda Bruno.
La Festa di San Pietro Apostolo (29 giugno) è intensamente e orgogliosamente sentita e vissuta dai Cetaresi: accomunati nella dedizione a S, Pietro alla Capitale, i vecchi pescatori, in segno di vanto per la grandiosità dei festeggiamenti da loro apprestati il 29 giugno, usavano dire "San Pietro a Cetara e San Petrullo a Roma!".
La ricorrenza è intesa cine festa del "santo pescatore", la cui statua, assisa su una barca, viene trasportata a spalle lungo il corso, per tutto il paese, fino a qualche anno fa preceduto da uno stuolo di ragazzi che, in costume da pescatori, esponevano altrettanti modelli di imbarcazioni.
Giunta sulla marina, la barca del Santo è adagiata sotto il "cappellone" e dopo un breve ufficio sacro, ad un discreto passo di danza sulle note della marcia di Radetzky, per tre volte raggiunge la riva, avanzando sempre di più verso la battigia. A questo cerimoniale segue quello della "corsa" lungo le scale al momento del rientro: tale epilogo è comune a quasi tutte le processioni patronali in Costiera.
La cerimonia civile si conclude oltre la mezzanotte con un imponente, suggestivo ed apprezzatissimo spettacolo di fuochi pirotecnici esplosi dal braccio esterno del porto.
Negli ultimi anni alcuni particolari sono stati modificati, a cominciare dal volto di San Pietro, che da un recente restauro è uscito sbiancato e ingentilito. Non oso mettere in discussione la correttezza del restauro, ma non posso esimermi dal notare che la precedente rappresentazione del volto - corrugato, abbronzato, anzi "cuotto ‘e sole" - meglio esprimeva la fisionomia dei pescatori di Cetara. Anche il "cappellone" ha subito un drastico ridimensionamento: concepito come scenografa d'una "grande cappella" ad altezza naturale, un tempo era costituita dall'assemblaggio di pannelli in tela dipinti, montati su di un telaio di pali e traverse illuminato da lampade ad acetilene o gas; successivamente ai teli dipinti furono sostituite sagome luminose di lampadine colorate; ultimamente si è ridotto a poco più di un precario altarino su cui far posare il Santo prima e dopo il rituale del progressivo avvicinamento al mare.
Nella processione di San Pietro è facile cogliere aspetti e motivi mutuati da altre cerimonie: nel triplice avvicinamento alla riva (e nel suo superamento finale) non è chi non veda riecheggiare lo "sposalizio col mare" del Bucintoro veneziano. In ogni caso, è evidente il significato di benedizione del mare e della pesca.
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