Tu sei qui: Storia e StorieDieci anni fa la tragica morte di Francesca, giovane di Atrani ricorda vittime dissesto idrogeologico con una poesia
Inserito da (Maria Abate), mercoledì 9 settembre 2020 10:04:46
A dieci anni esatti dall'evento alluvionale che costò la vita alla giovanissima Francesca Mansi, il 9 settembre 2010, un giovane di Atrani ha voluto dedicare una poesia a lei e ad altre tre vittime del dissesto idrogeologico. Si tratta di Carmine Abate, lo chef di Tramonti che morì sotto la frana al ristorante Zaccaria, Ciccio Corvino, l'anziano scampato al disastro alluvionale ma morto una settimana dopo per lo choc subìto, e Nicola Acampora, il rocciatore 41enne originario di Agerola deceduto in servizio, sempre ad Atrani.
L'autore è Adriano Buonocore, nipote del vigile-poeta morto prematuramente, Michele, di cui ogni anno si fa memoria con un concorso letterario. Di seguito il componimento poetico, di rara bellezza.
MEMENTO X
Oh Santi Martiri della Montagna!
Voi non avete chiesa, icona o altare,
solo una tomba e un vestito di polvere,
da luogo mistico, in corpo sottile
il nostro è un brulicare di formiche
in questa valle e in altre valli verdi.
In quanti passano per quel sentiero?
Ma l'inudita roccia ai primi lumi
ne prese uno soltanto, l'uomo in bianco,
l'uomo alla destra di Sant'Elmo martire
col manto rosso che ora ondeggia al vento
e il fondo d'oro di tavole antiche:
l'uomo che ride sull'albero è lui!
Tra quei limoni, in un eden eterno
lasciata a terra l'esuvia e la forma;
e quanti passano per quel sentiero,
o voi, che attraversate le montagne
la cupidigia dell'uomo, sull'uomo
come inudita roccia si è abbattuta!
In quanti furono a valle quel giorno?
ma l'inaudito Drago, nel livore
ne prese una soltanto nelle spire,
che sta alla destra di Febronia vergine,
colei cui cara è ancor la Costa tutta;
anch'ella ha il manto rosso, anch'ella ride
tra mille soli al di là delle nubi:
era tra i denti di pietra del fango
ma il mare che recò quell'urna antica
strappò il suo corpo dal Drago mugghiante
recandola ove cadde a fil di spada
l'amata Santa, nell'età più verde.
e quanti furono a valle quel giorno
o voi, che attraversate questo borgo
l'incuria cieca dell'uomo, sull'uomo
come inaudita piena si è abbattuta!
In quanti si salvarono dal Drago?
Gloria e corona di Atrani, prendesti
alla tua destra un pescatore antico:
tredici giorni ingannò il cieco oblio
finché pietà divina non l'ammise
e sta alla destra di Maria di Magdala;
qui non l'annovera alcun tra i caduti
né tra quei martiri d'umano errore,
ché poco aveva innanzi in ogni caso,
ma un giorno suo vale un giorno di ogni altro,
e la sua vita è un dono come ogn'altra,
ha il manto rosso, adesso, e possa ancora
uscire su un eterno mar d'Agosto!
In quanti vanno al cimitero antico?
Gloria e corona di Atrani, prendesti
alla tua destra un rocciatore giovane:
lui rispettò la montagna, ma un giorno
in nostro nome cadde, cadde al suolo
per evitare che accada, che cada
su noi viva roccia mortale dall'alto.
E sta alla destra di Maria di Magdala,
tra quelli che in ogni era in questo lido
il rosso manto indossano ogni volta.
In quanti in ogni luogo ancora e ancora
per acqua o roccia, cupidigia e incuria
lasciate le mortal vestigia al suolo
il rosso manto indossano ogni volta?
Adesso non ne resta che il ricordo:
né più né meno di te, altro umano,
LORO FURONO.
Tu sai di certo tutto quello che hanno perso,
non fare ad altri quel che a loro hai fatto.
Restino i soli, tra i martiri in cielo
caduti qui, nell'irta e ingrata valle.
Oh Santi Martiri della Montagna!
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