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Tu sei qui: Storia e StorieTrovato in Grecia il relitto del sommergibile Jantina, dove morì il sergente di Minori Antonio Ferrigno
Scritto da (Maria Abate), martedì 16 novembre 2021 13:01:17
Ultimo aggiornamento martedì 16 novembre 2021 13:16:38
Dal 1941 la famiglia attendeva la notizia del ritrovamento e, 80 anni dopo, nel 2021, è arrivata. Antonio Ferrigno, a soli 20 anni, partì da Minori, in Costiera Amalfitana, per la Seconda Guerra Mondiale.
Il suo ruolo fu quello di sergente furiere a bordo del sommergibile Jantina, che effettuò in guerra 7 missioni offensive/esplorative e 4 per trasferimento o esercitazione, percorrendo in tutto 5634 miglia in superficie e 1203 in immersione.
Quando, il 10 giugno 1940, l'Italia entra in guerra, lo Jantina, comandato dal capitano di corvetta Vincenzo Politi, salpa per la prima missione, un pattugliamento nel Canale di Caso (tra Creta e l'isola di Caso) in una zona adiacente a quella assegnata al gemello Jalea.
Dopo poco più di un anno, però, il 5 luglio 1941, viene affondato dai siluri del sottomarino britannico HMS Torbay. Da allora non si era mai riusciti a identificare la posizione esatta del relitto dove un cittadino minorese aveva perso la vita, lasciando nel dolore i genitori e tre fratelli.
Ieri, il sommergibile è stato localizzato a una profondità di 103 metri, al largo di Mykonos, grazie ai veicoli subacquei telecomandati a disposizione dell'azienda del signor Costas Thoktaridis, nell'ambito di un'ispezione di un cavo sottomarino in fibra ottica.
«La nostra famiglia - ha detto il nipote Andrea Gambardella alla redazione de "Il Mattino" - ha aspettato questa notizia per 80 anni. Quando ho aperto l'email ed ho letto del ritrovamento del sommergibile Jantina mi sono commosso. Mio nonno Mario mi aveva raccontato molte volte di suo fratello, il sergente Antonio Ferrigno. Mi diceva che erano molto legati e che all'epoca, la notizia dell'affondamento l'apprese dalla radio. Mi dispiace che mio nonno, morto soltanto quattro anni fa, non abbia mai potuto sapere dove giacesse il suo amato fratello. Si somigliavano come due gocce d'acqua, avevano la passione per il mare ed erano abilissimi nuotatori e canottieri. Mia figlia Elena, che oggi ha 9 anni, ha i loro stessi occhi».
Ma veniamo alla storia. Il 27 giugno 1941, lo Jantina avvistò al largo di Marsa Matruh, in Egitto, un'unità identificata come un cacciatorpediniere "classe Hero" e gli lanciò un siluro da distanza ravvicinata.
Subito dopo l'attacco, venne sottoposto a pesante caccia con bombe di profondità da parte di navi ed aerei, al termine della quale fu seriamente danneggiato, per cui si decise per il rientro in Italia, per la riparazione, a Napoli.
Alle 17.46 del 5 luglio il sommergibile britannico Torbay (capitano di corvetta Anthony Cecil Capel Miers), che si trovava nei pressi dell'isoletta greca di Stapodia, avvistò, a quattro miglia di distanza, lo Jantina. Secondo la Convenzione di Ginevra non si potevano attaccare le navi in avaria, ma nonostante ciò il comandante nemico diede l'ordine di lanciare 6 siluri che affondarono lo Jantina in meno di un minuto. Le scie furono notate, ma troppo tardi per poter contromanovrare.
La maggior parte dei 47 uomini che componevano l'equipaggio si trovavano sottocoperta al momento del siluramento e non ebbero scampo: affondarono con il sommergibile.
Gli uomini che si trovavano in plancia, invece, vennero gettati in mare dall'esplosione e soltanto in 6 si salvarono, raggiungendo a nuoto la vicina Mykonos.
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